Passa ai contenuti principali

CINQUESTELLE E FONDAZIONE CULTURA: A CHE PUNTO E' LA NOTTE

Il gran ballo del "Gattopardo". Non sapevo come illustrare il post, ma in fondo questa è sempre una bellissima scena...
Gioite, genti! All'annosa pantomima sul destino della Fondazione Cultura si aggiunge una nuova puntata.
In un post del 10 settembre, riferendo di una seduta di Commissione, ho riportato una dichiarazione del consigliere M5S Massimo Giovara ("ricordo che dentro la Fondazione Cultura ci sono l'assessore Leon e la sindaca Appendino!") che a mio modesto avviso esprimeva un certo "orgoglio" di essere parte di un ente che fino all'altro ieri Chiara Appendino e i suoi bollavano come la sentina di ogni male.
La mia interpretazione delle parole di Giovara (peraltro riportate testualmente) non è però condivisa da Giovara, come mi è capitato casualmente di apprendere da Fb.Sulla pagina Fb di Giovara, infatti, trovo una conversazione dell'11 settembre scorso nel corso della quale un signore chiede cortesemente a Giovara di spiegare meglio la sua posizione sulla Fondazione: "Perchè - scrive l'interlocutore - adesso quello per te sembra non essere più il problema, ma anzi qualcosa di cui vantarsi? Te lo chiedo perchè sono sinceramente stupito e perchè speravo che delle peggio cose della gestione Fassino vi sareste liberati in fretta". 

La "versione autentica" di Giovara

Il  consigliere cinquestelle Massimo Giovara
Giovara risponde. E io riporto qui la sua risposta, che chiarisce il pensiero giovariano (comunque il testo dell'intera conversazione lo trovate tra i commenti a qui):
Scrive Massimo Giovara: "Vedo che la tua fonte è Gabo. Ti ragguaglio volentieri. Nessun entusiasmo. Se riesci ascolta direttamente la registrazione della commissione da cui il vate (colgo una raffinata ironia nell'uso del termine "vate", come se io soprannominassi "Strehler" il teatrante Giovara: ma vabbé, sarò anche vate, però non sono sordo, e la registrazione - quando il Comune si degnerà di renderla disponibile e comunque io ho la mia personale, a disposizione - confermerà che le parole pronunciate da Giovara quelle sono, NdG) ricava il mio entusiasmo (sempre meglio la fonte diretta). In commissione ci è stato detto che la Fondazione ha provato in tutti i modi a trovare sponsor privati per Mi.To. ma che ha solo ricevuto porte in faccia. Io deduco quindi che ci siano ampi margini di miglioramento nell'espletamento della sua mission di Fundraiser. Ma ecco che arriva l'accusa da parte di un consigliere del Pd. Complimenti alla FpC per lo sforzo fatto e biasimo all'amministrazione per i tagli. ora è ovvio che questo suppone una Volontá di tagliare per tagliare completamente inesistente (il bilancio ereditato ha squilibri strutturali, lo dice la Corte Dei Conti, non noi). Per fare un po' di chiarezza io faccio notare che la Fondazione è stata tagliata anche prima e che nella Fondazione ci sono Sindaca e Assessora e quindi rappresentare una separazione Amministrazione vs Fondazione è assurdo. Rispetto alla chiusura della stessa Fondazione ti ripeto quello che è stato giá detto. Chiudere una struttura del genere, consolidata negli anni, e trasferire le sue competenze all'interno del Comune richiede tempo e attenzione. Nel frattempo mi accontenterei che sviluppasse la sua funzione prioritaria di Fundraiser e consulenza magari anche per eventi medi o piccoli e non solo per quelli grandi, in coordinazione con Assessorato e al servizio dei cittadini".
In un successivo commento Giovara approfondisce il suo punto di vista sulla Fondazione Cultura: "Io credo che per i progetti culturali si debba andare nella direzione di un ufficio di coordinamento interassessorile per mettere a regime le risorse disponibili, che spesso vengono date in modo indipendente e non coordinato. (es. se non trovo soldi alla cultura chiedo al commercio e così via). Il coordinamento dovrebbe riguardare anche la Fondazione che potrebbe far valere il suo know how e il nome della città per fare afferire sponsor privati piccoli medi e grandi su progetti con temi specifici". 

Che cosa vogliono i cinquestelle?

Bene: mi sembra di poter dedurre da quanto sopra che Giovara si colloca sulle posizioni espresse da Chiara Appendino esattamente un anno fa, il 14 settembre 2016, quando dichiarò che per il momento tutto resta come prima, "pianificando un percorso ponderato che non arrechi danni alle iniziative importanti della Fondazione Cultura; che però dovrà essere chiusa, nell'arco del quinquennio". Siamo molto lontani dalle "Linee programmatiche 2016-2021" della giunta Appendino, approvate dal Consiglio comunale (anche da Giovara) il 29 luglio 2016: lì, al punto 9.2, tra le "azioni a breve termine" si cita espicitamente la "soppressione della Fondazione per la Cultura e trasferimento delle sue funzioni agli Uffici Comunali e, per competenza, alla Fondazione Teatro Regio". A breve termine. In una consigliatura della durata di cinque anni che cosa si intende per "breve termine"? Un mese? Sei mesi? Un anno? Di certo non un quinquennio.
Aggiungo che il 28 novembre del 2016 l'assessore Leon dichiarò in Consiglio comunale che la Fondazione sarebbe stata chiusa "entro l'anno prossimo" - ovvero entro il 31 dicembre 2017, fra tre mesi) e le sue funzioni assorbite dall'erigendo Sportello Manifestazioni.
Quindi sia Appendino, sia Giovara, hanno cambiato idea rispetto alle loro "Linee programmatiche" di tredici mesi fa e anche, direi, rispetto alla dichiarazione dell'assessore Leon di dieci mesi fa. 
A dire il vero, nel 2017 le esternazioni di Appendino e Leon a favore dell'operato di Angela Larotella e della Fondazione Cultura sono state tali e tante (qui un florilegio) da autorizzarmi a dubitare che il sindaco e Appendino siano tuttora graniticamente determinati alla soppressione, foss'anche nell'arco del quinquennio. Ma di sicuro Giovara ha notizie più fresche e dirette, per cui mi permetto considerare il suo intervento su Fb alla stregua di "pensiero autentico" dell'amministrazione civica sulla Fondazione. Se così non fosse, aspetto fiducioso una dichiarazione ufficiale di chi è preposto alle dichiarazioni ufficiali.

Chi aiuta le piccole realtà?

Nella sua risposta Giovara aggiunge, a mo' d'esempio, un'esperienza personale: "Tanti anni fa la mia associazione fece un evento (grandino) che implicava l'uso del telefonino da parte degli spettatori, che interagivano con gli attori in tempo reale, su questo evento abbiamo interpellato personalmente Fastweb, Heineken (per la parte musicale), e altri sponsor privati, chiaro che se a fare richiesta è una piccola associazione culturale gli sponsor sono restii a fidarsi. ma con l'aiuto di una Fondazione preposta a questo magari qualche passo avanti si può fare".
Tutto ciò è molto bello. Semmai pecca d'ottimismo. Giovara è uno dei tanti piccoli e medi operatori culturali che non hanno ricevuto vantaggi dalla Fondazione, anzi: ho spesso sottolineato che la Fondazione, drenando sponsor a favore dei grandi eventi organizzati dal Comune tramite la Fondazione stessa, si pone in concorrenza leonina con gli altri operatori che si vedono ridurre nei fatti il già ristretto panorama dei possibili finanziatori (qui e qui un paio di post sull'argomento). Detto in parole povere: se tu, Fondazione, con la tua forza accaparri sponsor a beneficio dei grandi eventi comunali, sarà ancora più difficile per me, organizzatore privato, trovare uno straccio di azienda disposta a mollarmi quattro soldi.
Il concetto non è difficile: ho più volte tentato di spiegarlo alla passata amministrazione, ovviamente senza esiti.

Mi sembra quindi che Giovara e io su questo punto concordiamo: con la pur secondaria differenza che io non ho un interesse personale nella faccenda, per il semplice motivo che per mestiere non organizzo eventi e quindi non devo andare a bussare alle porte dei possibili sponsor per trovare il denaro.

Che cosa vogliono gli sponsor

Considero però una nobile quanto vana speranza quella espressa da Giovara quando scrive che la Fondazione "potrebbe far valere il suo know how e il nome della città per fare afferire sponsor privati piccoli medi e grandi su progetti con temi specifici". Il privato non è un ente caritatevole, e spesso neppure un mecenate idealista. Se decide di cacciare il grano, lo fa in vista di un preciso vantaggio, economico o di immagine, e non si accontenta di "progetti su temi specifici": quasi sempre pretende - per usare il loro linguaggio - "eventi scintillanti". Ovvero: il megafestival (o presunto tale) tira di più dello spettacolo di nicchia dell'associazione semisconosciuta. Non è giusto, mais c'est l'argent qui fait la guerre. E con questa cruda realtà bisogna fare i conti.

Perché è nata la Fondazione

E veniamo al dato tecnico. La Fondazione Cultura nacque per una necessità specifica. Ok, all'epoca si disse anche che serviva per dare una poltrona ad Angela Larotella: però non mi va di metterla in caciara e preferisco attenermi alle versioni ufficiali, se mi paiono sensate. 
Quindi ecco la motivazione ufficiale: quanto sia sensata, giudicate voi. In passato, se un'azienda decideva di sponsorizzare una manifestazione organizzata dal Comune, a norma di regolamento i soldi non andavano direttamente alla manifestazione stessa: finivano nel calderone delle casse comunali. Per cui talora, di fronte a difficoltà di bilancio, accadeva che quei soldi venissero dirottati su altri capitoli di spesa. 
La Fondazione nel 2012 venne creata per superare quel problema - e altri di ordine burocratico. Nonché per disporre di un ente tecnicamente attrezzato per organizzare le manifestazioni volute dal Comune.
Direi che ci può stare. Sulla questione non sposo in toto la difesa appassionata di Fassino che potete leggere qui, né dimentico certe imperdonabili minchiate perpetrate senza ritegno: ma i dati vanno considerati. E credo che sia proprio la valutazione di questi dati ad avere smorzato la "volontà di soppressione" del sindaco e Appendino.

Chi cerca i soldi per chi

A questo punto vorrei chiarire un altro concetto. La Fondazione Cultura, per Statuto (articolo 6.8), promuove "la raccolta, diretta o indiretta, occasionale di fondi da erogare – unitamente alle rendite derivanti dalla gestione del patrimonio – in favore di progetti ed iniziative culturali, di utilità sociale o di interesse generale". Nei fatti, però, ha sostenuto principalmente le attività promosse dal Comune e organizzate dalla Fondazione stessa (sempre a norma di Statuto, articoli 4 e 6.2). 
Certo: oggi più che mai serve una struttura a sostegno delle medie e piccole realtà che per mille motivi non sono in grado di muoversi professionalmente nel complesso mondo della raccolta di fondi (sponsorizzazioni o fundraising, è lo stesso).
La risposta potrebbe essere la stessa Fondazione? Lo Statuto lo consente (articolo 6.1). Oppure è sufficiente un ufficio comunale ad hoc? 
Non sono io a decidere, e quindi evito di emettere sentenze a muzzo. Però so bene che il fundraising è un lavoro per professionisti super-specializzati, non una passeggiata di salute da affidare a qualche funzionario che magari fino al giorno prima si è occupato di alberate. 
La Regione, dal canto suo, ha scelto la via di "addestrare al fundraising" gli operatori culturali, tramite il progetto Hangar: in pratica l'idea è di insegnare a pescare, anziché regalare un pesce. Non so se sia una migliore risposta a un'effettiva necessità. Onestamente non so quasi niente. Però le poche cose che so mi autorizzano a pensare che la penuria finanziaria che affligge oggi la cultura non si risolve con slogan, autodafè, proclami roboanti, promesse non mantenibili e invettive un tanto al chilo. Quando il gioco si fa duro, un po' di competenza aiuta.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la