Passa ai contenuti principali

FONDAZIONE CULTURA, L'ENDORSEMENT DI FILURA: RIPENSACI, MADAMIN...

Coppie d'altri tempi: Fassino con Angela Larotella
Ohilà, il consigliere d'opposizione Piero Fassino batte un colpo, se lo tocchi sul vivo.
Mi sono dovuto impegnare il giusto, ma il risultato è pirotecnico. Non appena ho stanato madamin Appendino, istigandola a confermare pubblicamente la sua intenzione di chiudere - sebbene "nell'arco del quinquennio" - la Fondazione Cultura (intenzione che Madamin sbadierava quand'era all'opposizione, ma negli ultimi tempi un po' trascura), Fassino è riemerso dall'atarassia in cui era scivolato dopo il disastro; e se n'è uscito con un vibrante appello pubblicato on line su CittAgora, organo della comunicazione del Consiglio comunale.  Potete leggerlo integralmente qui; ma per vostra comodità ve lo ricopio a seguire:

L'appello di Fassino

In occasione della presentazione di Biennale Democrazia, la sindaca Appendino ha confermato l’intenzione di chiudere la Fondazione per la Cultura. E’ una scelta che ritengo errata e non ne vedo francamente alcuna ragione.
La Fondazione per la Cultura fu istituita nel 2012 – trasformando una precedente Fondazione, la FAM che organizzava MiTo – con una duplice finalità: coordinare la realizzazione dei grandi eventi promossi dalla Città o da terzi in collaborazione con la Città; promuovere un’azione di fund raising per acquisire da soggetti privati (imprese, istituti di credito e assicurativi, fondazioni, enti, associazioni) risorse a sostegno delle iniziative culturali attraverso sponsorizzazioni o altre forme di contribuzione.
In quattro anni la Fondazione si è affermata con successo come una delle principali istituzioni culturali della città, curando l’organizzazione di MiTo, Biennale Democrazia, Festival Internazionale del Jazz, Classical Music Festival, TOdays, Torino incontra la Francia, Torino incontra Berlino, Natale con i fiocchi, tutte iniziative coronate da grande successo e unanimi riconoscimenti (Beh, Filura, consentimi, proprio unanimi unanimi no... NdG). Per ciascuna di esse la Fondazione - con procedure di evidenza pubblica e con un intenso lavoro di marketing - ha raccolto contributi che hanno spesso coperto l’intero costo dell’iniziativa (purtroppo talora con discapito d'altri, se posso dire... NdG). La Fondazione ha inoltre curato l’acquisizione di risorse per altri enti culturali cittadini: Teatro Regio, Fondazione Musei, Torino Danza Festival, Festival delle Colline Torinesi e programmi promossi da associazioni culturali di territorio (vero, benché seguendo l'evangelica regola "orate pro me, e per j'autri s'ai n'a-jé", NdG).
In quattro anni la Fondazione ha così mobilitato risorse per 26 milioni di euro di cui circa 21 acquisiti da soggetti e istituzioni privati, stabilendo relazioni con oltre 100 partners. Il tutto con una struttura minima, un segretario (Angela Larotella, NdG) e 4 dipendenti.
Alla luce di tutto ciò, non si capisce davvero quale sia il beneficio che la Città potrà trarre dalla chiusura della Fondazione. Non un risparmio di costi, stante la esiguità della struttura, per di più costituita da dipendenti comunali in distacco. Né una maggiore efficacia nella promozione dell’attività culturale, che anzi rischia di essere resa più farraginosa. Mentre infatti la Fondazione – nel pieno rispetto di tutte le regole e in assoluta trasparenza – dispone di maggiore flessibilità operativa, la struttura amministrativa del Comune è oberata da rigidità burocratiche e vincoli normativi che possono pregiudicare la promozione degli eventi e la loro qualità (e di questo s'è accorta Madamin, che non è proprio scema, e perciò traccheggia, 
a costo di dispiacere ai suoi cari: perché ha fiutato il rischio "marito che se li taglia per far dispetto alla moglie", NdG).
Coppie del giorno d'oggi: Appendino con Paolo Giordana
E peraltro non è affatto scontato che sponsorizzazioni e contribuzioni acquisite in questi anni dalla Fondazione, si trasferiscano automaticamente alle strutture comunali, con il rischio dunque di una perdita di risorse invece essenziali per mantenere quell’alto investimento culturale che ha fatto di Torino una riconosciuta capitale di cultura.
Insomma: chiudere la Fondazione per la Cultura non comporterà alcun beneficio, e invece esporrà la Città e le sue attività culturali a grandi rischi. Non vorrei che l’unica ragione sia chiudere una istituzione voluta dal Sindaco Fassino e dalla Giunta precedente (questa mi sembra un'ipotesi non peregrina: per l'appunto, "il marito che" eccetera eccetera, NdG). Una scelta che però il dispetto non lo farebbe a me, ma alla Città. Per questo mi auguro che si rifletta prima di adottare decisioni errate.

Conclusione mia

Posso dire una cosa? A me, in questa storia, verrebbe una gran voglia di prendere uno per battere l'altro. Ecco, l'ho detto.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la