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GRANDI PROGRAMMI, ASPETTANDO I FATTI

L'assertiva Leon prende impegni indefettibili
Ieri finalmente la Commissione cultura tornava, dopo molto tempo, a occuparsi di cultura - ultimamente discutono perlopiù di impianti sportivi... - e io sono tornato per vedere come se la cavano. 

Una classe svogliata

Purtroppo non va per niente bene. La classe ha continuato nel brutto andazzo che avevo riscontrato già in febbraio: sicché all'esame di giugno la trovo distratta e impreparata. Molti gli assenti: c'erano soltanto quattro consiglieri M5S, due Pd, un ondivago Ricca che ben presto se ne va, e il diligente Roberto Rosso che s'impegna finora senza grandi risultati. Gli assenti si fanno rappresentare - secondo regolamento - da presunti "esperti", che spesso tanto esperti non mi sembrano. Alcuni fra consiglieri ed esperti mi danno a tratti l'impressione di non avere la minima idea di che cosa succeda in aula
Programma di giornata è l'audizione del Comitato Emergenza Cultura, la rete di lavoratori e piccole e medie imprese culturali che da anni si sbatte per ottenere dalla pubblica amministrazione uno straccio di rispetto e sostegno per il settore; e che sono riusciti di recente a mettere a segno un buon risultato con gli Stati Generali della Cultura.

Le cortesi richieste del Comitato Emergenza Cultura

Quelli del Comitato arrivano con il loro volonteroso documento, in cui in pratica chiedono ad Appendino e soci null'altro che il rispetto delle promesse elettorali. In parole povere, soldi, attenzione, partecipazione. Vasto e ambizioso programma.
E' un documento in sei punti, che vi riassumo:
1) saldo dei contributi del 2015 e 2016 e una rapida assegnazione di quelli del 2017;
2) un "tavolo per la cultura" che preveda incontri periodici con l'amministrazione civica;
3) un "ufficio interfaccia" con "dipendenti comunali qualificati" per coordinare e attuare il programma che dovrebbe uscire dal sullodato tavolo;
4) tempistiche e criteri certi per i bandi di assegnazione dei contributi;
5) più sinergie fra gli assessorati per coordinare obiettivi, interventi e risorse;
6) ovviamente, un piano di intervento nelle periferie, naturalmente "complessivo, articolato, pianificato e sostenuto dell'amministrazione". E da lì non si scappa, è un must.
Io ci avrei aggiunto anche la buona salute, la felicità, un'auto sportiva e un 6 al Superenalotto: se libro dei sogni deve essere, esageriamo. Sognare è gratis.

Ma che cos'è 'sto Comitato? Ah, saperlo...

Il taglio tattico del consigliere Giovara
Alla lettura del documento, seguono gli interventi dei consiglieri e degli esperti: costoro sono talmente sul pezzo che a un certo punto uno del Comitato Emergenza Cultura li interrompe per domandare a lorsignori se hanno la minima idea di che cosa sia il Comitato Emergenza Cultura.
Alla pertinente domanda replica soltanto il diligente cinquestelle Giovara, reduce da un restyling pilifero (capello cortissimo e baffo scomparso); lui, dice, agli Stati Generali della Cultura ci è andato.
Gli altri prudentemente si tacciono. Ma di alcuni so per certo che non avevano mai sentito nominare il Comitato Emergenza Cultura prima di oggi. Il che, trattandosi di commissari della Commissione cultura, è un bel caso di antropologia culturale.
L'esperto Marco Grilli
La performance migliore la offre un "esperto" (qualcuno mi dice del Pd, ma non ne ho certezza né sa darmi lumi una consigliera Pd per cui mi riservo di approfondire - Vedi l'aggiornamento in fondo al post). L'esperto è Marco Grilli, il direttore di Alfa Teatro anche noto alle cronache come l'uomo che vorrebbe essere Gianduja. Grilli si sdegna: "Mi spiace - dice - che non vengano evidenziate altre emergenze, come la perdita di spettatori al cinema e al teatro". Un problemone, certo. Ma evidentemente Grilli equivoca sugli scopi, e pure sul significato del nome, del Comitato Emergenza Cultura. Quelli del Comitato Emergenza Cultura sono basiti. Anch'io, lo ammetto.

Una scomoda verità

A questo punto interviene quella consigliera che io considero la mia Figurina Favorita: la sua disarmante ingenuità ancora una volta è illuminante. Premette un gustoso e irrinunciabile particolare autobiografico affermando la sua simpatia per il Comitato Emergenza Cultura perché "io ho sempre fatto parte di comitati" - il che mi rivela una nuova modalità esistenziale, far parte di comitati. Ma poi dice la scomoda verità: "Salterei la parte sull'assegnazione dei contributi perché è la più difficile da attuare, sapete bene come siamo messi; passo invece al punto 6 dove si parla di dare, tramite la cultura, rilevanza alle varie zone della città... è un bel manifesto comunque...".
Comunque.
Un bel manifesto.
Se con le parole si pagassero i conti della spesa, saremmo la città più ricca del mondo.
A tanta tacitiana concinnitas segue il fluviale intervento dell'assessore alle Fontane. Francesca Leon di scomode verità ne dice a iosa. Tenterò di riassumerle.

Niente soldi, niente bandi

1) A proposito dei bandi per l'assegnazione dei contributi, in novembre l'allora baldanzosa Leon aveva promesso per il 2017 procedure ben più rapide e trasparenti rispetto al passato fassiniano. In particolare aveva garantito che il bando 2017 sarebbe stato pubblicato tempestivamente, all'inizio dell'anno.
Improvvida promessa. Finora la povera Leon non ha fatto nulla perché, spiega, non ha la minima idea di quanti soldi potrà spendere; e ovviamente non può fare i bandi per assegnare le risorse se non sa quali risorse può assegnare. Adesso si avvicina l'assestamento del bilancio e Leon si aspetta certezze.
Gliele do io, due certezze: la prima è che dall'assestamento non le arriveranno più denari, anzi, dato che le "nuove risorse" di cui tavanavano non ci sono e non ci saranno mai. Anzi: dato che ben 11,4 dei 15,4 milioni promessi alla Cultura nel bilancio di previsione 2017 sono in conto capitale (ovvero soldi che si devono trovare nel corso dell'anno con operazioni di cassa straordinarie), e dato che al momento non si vede da dove potranno saltare fuori, è probabile che in fase d'assestamento le risorse caleranno ancora.
La seconda certezza è che i bandi per il 2017, se si faranno, si faranno in autunno. Come al solito, gli operatori culturali dovranno lavorare - e spendere - senza nessuna certezza di ricevere uno straccio di contributo. Come al solito. E' la famosa continuità.
Morale della favola: bambole, non c'è una lira.

La risistemazione del teatro

2) La Leon giustifica il ritardo con la "risistemazione" in atto della struttura delle arti performative, a seguito della sua decisione di farla finita con il Sistema Teatro Torino che ormai, dice, "si era cristallizzato" e non rispondeva più alle esigenze dell'oggidì. Questo accedeva a gennaio. Sono passati sei mesi, e Leon annuncia che "stiamo arrivando a una proposta sulla riorganizzazione del sistema delle arti performative che preveda una governance nella quale ci sarà anche un tavolo di confronto... un criterio di assegnazione dei contributi che vada oltre il bando secco, articolandosi in convenzioni triennali e bandi annuali... ma il criterio di accesso e assegnazione delle risorse sarà discusso con i soggetti interessati...".
Fantastico. Detto così, ne riparliamo nel 2020. Ma l'assessore Leon è assai assertiva, sul punto: "Non sarà fra sei mesi, ma fra poche settimane".
Io prendo nota. Poche settimane quante sono? Diciamo tre, quattro? Dai, facciamo sei. Il parto è fissato per il 20 luglio: e poi ce ne andiamo tutti in vacanza più felici e tranquilli.
Leon aggiunge che nel nuovo e moderno sistema rientrerà anche l'impegno ad analizzare il pubblico degli spettacoli "per capire chi sta parlando a chi". Perfetto: è quello che voglio anch'io, e colgo l'occasione per ricordare all'assessore che sto ancora aspettando l'analisi del pubblico di Narrazioni Jazz. Con una certa qual cortese sollecitudine, se possibile.

La moltiplicazione degli uffici

3) Leon risponde anche sul tema del cosidetto "Ufficio interfaccia", e dice: "Stiamo lavorando all'Ufficio di progettazione urbana per lavorare sui territori". Qualsiasi cosa significhi. Stanno sempre lavorando.
Poi entra nel dettaglio: "Sarà un laboratorio di progettazione dove si accolgono e si accompagnano i progetti, per essere di supporto nella ricerca delle risorse e generare qual valore che viene dalla partecipazione dei cittadini". Ah beh, adesso è tutto chiaro. Sarà una figata. 
Ma scusa, Francesca mia: non avete già l'AsCulProp - da voi definito Servizio di Gabinetto della Sindaca - che dal 27 settembre scorso riunisce in sé tutte queste competenze, e infinite altre? Che ne è del rinomato "sportello unico" per gli operatori culturali? Non doveva occuparsene in prima persona il SuperAs e sindaco vero Paolo Giordana?
E' vero che Paolo Giordana oggi come oggi ha altre gatte da pelare, ma insomma... Quanti uffici bisogna inventarsi, prima di ottenere un risultato concreto?

Dallo stare al fare c'è di mezzo il mare

Perdonate. So che questo post non è né divertente, né lieve, né ironico.
Ma francamente comincio ad averne pieni i coglioni. Sono mesi che ascolto sempre la stessa canzone: stiamo facendo, stiamo lavorando, stiamo pensando...
Eccheccazzo, cambiate musica. Dite, una buona volta, abbiamo fatto, abbiamo lavorato, abbiamo pensato.
Ecco, soprattutto questo. Abbiamo pensato.

Aggiornamento: auditore o esperto? La precisazione di Marco Grilli

Su Fb ricevo da Marco Grilli la seguente precisazione: "Caro Gabriele F. Ci tengo a precisare due cose:
A) nn sono del Pd e nn ho la tessera di alcun partito
B) ho posto una domanda tecnica visto che si definiscono come Comitato Emergenza Cultura e nn Comitato Emergenza Contributi Cultura. Pensavo si occupassero anche delle cause degenerative del sistema culturale torinese . Ps: Ieri ero lì in veste di auditore e direttore di un teatro che NON HA FINANZIAMENTO PUBBLICO DAL 2010".
Ecco la mia replica: "Non ho attribuito tessere o appartenenze. Ho riportato le informazioni ricevute in loco, precisando che non ne ero certo poiché, derogando alle regole, la presidente della commissione al momento di darle la parola non ha ritenuto di precisare in quale veste lei parlasse. Poiché agli "auditori" - come sono anch'io, o chiunque voglia assistere alle commissioni in virtù della pubblicità delle sedute - non possono di norma intervenire ponendo domande, ero e resto convinto che lei fosse presente in qualità di "esperto", essendo gli "esperti" indicati dai consiglieri gli unici che normalmente possono intervenire e porre domande. Se così non fosse, sono lieto di apprendere che il regolamento è cambiato, e fin dalla prossima commissione sarà mia cura e mio piacere interloquire e porre domande alla bella compagnia. Quanto all'Alfa Teatro e ai contributi che non riceve, la questione non è pertinente, non ne ho fatto cenno e non vedo proprio quale rilevanza possa avere in merito al mio post, così da rendere necessaria la sua precisazione in proposito. Va da sè che aspetto dalla presidente della Commissione cultura Daniela Albano, o da qualcuno dei commissari, informazioni dettagliate sul diritto degli "auditori" - e di conseguenza anche mio - di intervenire e porre domande in commissione. E sarà meglio che mi rispondano prima della prossima seduta, altrimenti capita un ennesimo casino".
A questa replica Grilli risponde prontamente: "Sono abilitato a farlo (porre domande, NdG) in quanto esperto in commissione per i Moderati con Magliano". Ah, ecco: quindi Grilli non è un "auditore", è un esperto. Non per il Pd, ma per i Moderati. Bastava dirlo.

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