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MUSEO DEL CINEMA, I NODI AL PETTINE


Laura Milani (a sinistra) con Antonella Parigi nel 2014
Dopo un mesetto di tregua, lorsignori riprendono ad agitarsi per il Museo del Cinema.
Il piatto è ricco. All'ordine del giorno ci sono in  ballo la nomina del nuovo presidente, il nodo della direzione, e il redde rationem sul bilancio. Non necessariamente in quest'ordine.

Gettate a mare i festival!

Per scongiurare il dissesto una mossa possibile (e presa in seria considerazione) sarebbe proprio lo scorporo dei tre festival dalle attività del Museo. Tff, Lovers e CinemAmbiente tornerebbero così ad essere entità autonome e - in buona sostanza - abbandonate a se stesse, prive della copertura economica e amministrativa del Museo. In pratica, un "si salvi chi può" con scarse speranze di salvezza per tutti.
Di sicuro, l'assessore alle Fontane è scontenta della situazione attuale. Sostiene che il rapporto tra i festival e la Mole negli anni è diventato sempre più stretto, senza che le strutture si adeguassero e senza un reale coordinamento. Per la verità, alla Mole c'era un'addetta al coordinamento con i festival, Angela Savoldi: ma è stata cortesemente accompagnata alle dimissioni in quanto barberiana di ferro.
Ad ogni modo, per non saper né leggere né scrivere, al Museo hanno messo mano ai budget dei festival: altri tagli sono in arrivo.

Sul buco cifre in libertà

Un fatto è acclarato: le finanze della Mole sono messe malissimo. Il buco c'è, ed è probabilmente peggiore di quel che s'è detto: girano cifre a muzzo, sempre più inquietanti: i pessimisti arrivano fino a due milioni. Prima o poi sarebbe bello che ci facessero vedere i conti e ci dessero notizie ufficiali. Giusto così, per trasparenza.
Un fatto è certo: i soldi che il Comune ha tolto al Museo (un milione e centomila euro in meno da un anno all'altro) non saranno "reintegrati". Non li troveranno mai più, e lo sanno benissimo.
Resta da appurare chi sia il responsabile dello sbilancio: al momento fa comodo a tutti dare la colpa a Barbera, ma tanta unanimità bipartisan mi suscita legittime perplessità. Staremo a vedere.

Chi piazziamo alla presidenza?

Intanto c'è da affrontare il nodo della presidenza. Il mandato di Damilano è in scadenza (anzi, è scaduto), e con il presidente decade l'intero Comitato di gestione, compresi i due consiglieri (Annapaola Venezia e Paolo Del Brocco, rispettivamente per Fondazione Crt e Gtt) chiamati a fine dicembre a rimpiazzare i dimissionari Cacciapuoti e Sordella.
Le probabilità che Damilano venga riconfermato non sono alte. I suoi rapporti con la Regione, e con l'assessore Parigi, si sono deteriorati, specie dopo la penosa vicenda della mancata nomina del direttore. Tradizionalmente al Museo la nomina del presidente spettava alla Regione, mentre al Comune sceglieva il direttore. Ma le tradizioni non valgono più, e dal Comune, dopo aver stoppato la nomina di un direttore "sgradito", adesso non lesinano le lodi a Damilano: apprezzano molto la sua opera, specie nella gestione delle attuali traversie economiche. In Comune sanno di certo molte cose che io non so.
E la Regione? Boh. Nei giorni scorsi per la presidenza era circolata la candidatura dell'ex assessore regionale Giampiero Leo. Lui ci teneva molto, e forse un senso c'era: un buonista democristiano con la vocazione al dialogo ad ogni costo, paracadutato nella Beirut della Mole, potrebbe in teoria placare gli animi e sedare le fazioni. L'ipotesi sulle prime ha raccolto alcuni consensi, tuttavia in Regione si sono schermiti dicendo che su quel nome c'era il veto del Comune: e in effetti l'Appendino l'ha respinto con complimenti formali, dicendogli chiaro e tondo che la sua nomina sarebbe "inaccettabile" per i Cinquestelle, sul piano politico, in quanto esponente della "vecchia politica".
In realtà lorsihanno già in mente qualcun altro: ad esempio, piace alla Regione e non dispiace troppo al Comune Laura Milani, presidente di Contemporary Design Torino, ideatrice della "Scuola Possibile" con la benedizione di Marco "Robedikappa" Boglione, e cara alla Parigi. "La stimo molto", conferma Antonellina, che si affretta a precisare che "però non è assolutamente detto che sia lei, ci stiamo tutti ragionando".

E il direttore? Ah già, c'è pure il direttore...

Quanto al direttore del Museo, direi che ci stiamo avviando, chiotti chiotti, alla stabilizzazione dello status quo: ovvero, niente nuovo bando, e conferma come direttore unico (rinunciando alla distinzione fra "amministrativo" e "artistico" che solo qualche mese fa sembrava irrinunciabile) di Donata Pesenti, l'attuale direttrice pro-tempore. A sentire la campana comunale, Pesenti "è bravissima" e "sta facendo un ottimo lavoro"; il che significa che a loro sta bene così, tanto più se si pensa che a quel punto l'uomo forte del Museo sarebbe, definitivamente, Daniele Tinti, il coordinatore generale che Leon aveva tentato in extremis di piazzare alla direzione dopo il colpo di mano ai danni del "presunto piddino" Alessandro Bianchi.
La Parigi non è di questa opinione: secondo lei verrà nominato un nuovo direttore, e pure col bando. Io aspetto. 

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