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MA LA PIANTATE DI SPARARE MINCHIATE? PARTE SECONDA: IL TURISMO IN CRESCITA

I dati sull'occupazione delle camere negli alberghi torinesi nel 2017: se cliccate sull'immagine, vi esce ingrandita e potete leggere meglio
La seconda minchiata che mi ha riavviato il motore sono i dati sul turismo a Torino nel 2017. Cioé, no: i dati in sé non sono una minchiata, tutt'altro. La minchiata sta nell'analisi dei dati, che si rifà allo stile dei bollettini di guerra. Sapete, quelle cose sul genere "le nostre truppe, eludendo il piano dell'avversario con la manovra prontamente decisa e ritardandone l'avanzata col valoroso contegno dei reparti di protezione, avevano compiuto, per quanto in condizioni strategiche e logistiche estremamente difficili, il ripiegamento al Tagliamento" (cito dal bollettino del Comando supremo italiano del 1° novembre 1917: quel "ripiegamento" è oggi noto come "ritirata di Caporetto").
Allora. In primis vi riporto il lancio Ansa. Titolo: "Cresce il turismo a Torino". Svolgimento:

Il turismo cresce leggermente a Torino: nel 2017 sono state vendute dagli alberghi 3000 camere in più con un tasso di occupazione al 64,6% (+1,1%)(in realtà, dopo aver verificato con più attenzione le tabelle che pubblico in questa pagina, mi accorgo che indicano un tasso di occupazione delle camere nel 2017 superiore: il 65,3%. Mentre 64,6 è il dato del 2016. Ciò implica che la crescita annua non sarebbe dell'1,1% bensì dello 0,7%. NdG). Forte incremento per gli Arbnb (+28,8%) con 140.000 arrivi. I dati sono dell'Osservatorio alberghiero della Camera di Commercio e di Turismo Torino, in collaborazione con le associazioni di categoria, mentre per gli Arbnb sono stati forniti dalla Città.
Dissente il presidente di Federalberghi, Alessandro Comoletti, che parla
(ma che significa, "parla"? I dati sono lì, nero su bianco: mica sono un'opinione! NdG) di "numeri fortemente negativi" da ottobre 2017 a gennaio 2018 e di una situazione "non rosea": -3,2% a ottobre, -4,5% a novembre, -6,2% a dicembre, -9% a gennaio. "Nel 2016 c'erano stati alcuni grandi congressi medici", ribatte l'assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco (oh bravo te! Devo dedurre che nel 2017 ci sono stati pure meno congressi? E come mai? Fatti una domanda e datti una risposta, Albertone mio. NdG). Secondo gli albergatori, è proprio "la mancanza di grandi eventi" la causa del calo da loro registrato. "Faremo una cabina di regia dove ogni mese gli operatori turistici faranno il punto", spiega il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte.
Ah beh, se fanno la cabina di regia... In questa città non esistono problemi, ma soltanto cabine di regia.

Ancora più delizioso è il comunicato stampa della Camera di Commercio, che non dà conto del malumore degli albergatori: 
"Presentati questa mattina i dati 2017 dell’Osservatorio alberghiero, strumento di analisi strategica del comparto ricettivo, messo a disposizione dalla Camera di commercio di Torino e da Turismo Torino e Provincia in collaborazione con le associazioni di categoria rappresentative del settore, e i dati provenienti da Airbnb presentati dalla Città di Torino che indicano un incremento: a fronte, infatti, di 109.300 arrivi nel 2016, si è passati a 140.800 nello scorso anno.
“L’accoglienza alberghiera del 2017 mostra, rispetto all’anno precedente, segnali positivi per il tasso di occupazione delle camere (+1,1%) (ripeto, da nuovi accertamenti risulta essere soltanto lo 0,7%. NdG) e stabilità sui ricavi, mentre la reputazione on line della Città continua a crescere" commenta Vincenzo Ilotte, presidente dell’ente camerale torinese...

Orizzonti del turismo a Torino. Segue la mungitura delle capre
I dati del 2017 sulla recettività nelle strutture d’accoglienza torinesi – sottolinea l’assessore Alberto Sacco - confermano che il settore turismo continua a rappresentare una leva importante per l’economia della città. Il 2018 sarà per Torino l’anno del cibo (ancora a ottobre Sacco citava "la cultura e l'enogastronomia" come "settori strategici" per lo sviluppo del turismo: adesso si limita al cibo, visto che la cultura, porella, è messa com'è messa, NdG) e il ricco programma di eventi in calendario tra cui, solo per citarne alcuni, la finale europea del Bocuse d’Or, Terra Madre e la Vendemmia a Torino (ah, soprattutto la Vendemmia a Torino farà faville. Per la prima edizione hanno dichiarato 14 mila presenze: calcolate non so come, forse contando quelli che sono passati sotto i portici in quei giorni NdG), sono certo che potrà contribuire a far crescere il tasso di attrattività del capoluogo piemontese e della sua area metropolitana (e come no? Tutti a vendemmiare a Torino, sarà un pigia pigia, NdG), favorendo al contempo la prosecuzione di un trend positivo per un comparto strategico del sistema economico territoriale”.
Dopo queste simpatiche sbruffonate, il comunicato riporta i dati 2017 dell’Osservatorio alberghiero:
Nel 2017 risultano essere state vendute 871.437 camere, 3.262 in più (+0,4%) rispetto al 2016, ad una tariffa media di 85,32 euro, in lieve diminuzione (-0,9%).
Per quanto riguarda gli indicatori di performance, il tasso di occupazione delle camere aumenta raggiungendo il 65,3% (+1,1% rispetto al 2016) mentre i ricavi per camera disponibile sono stabili, passando da 55,65 a 55,73 con un lieve aumento
 dello 0,1% rispetto all’anno precedente.
Rispetto al Capodanno, i dati dell’Osservatorio segnano un’occupazione delle camere pari all’85,6%, un buon dato
(questo lo dite voi, come il mister dopo aver perso 3 a zero dice che la squadra era ben impostata e reattiva... NdG) che però è decisamente più basso del notevole 92,7% del 2016 (-7%), maturato con un ricavo analogo di circa 107 euro per camera.
Ecco. Parliamo di Capodanno, ed esaminiamo i dati sull'occupazione delle camere giorno per giorno: venerdì 29 dicembre 2017 risulta un incoraggiante aumento del 2,4 per cento rispetto allo stesso giorno del 2016, che era un giovedì; la percentuale sale a +13,2 per cento sabato 30 dicembre, per poi precipitare a -7,6 per cento domenica 31 dicembre. Quasi che i turisti, alla prospettiva di ritrovarsi al PalaIsozaki con Cristicchi, abbiano fatto precipitosamente le valige. Da lì in poi i numeri non rallegrano: -3 per cento il primo gennaio 2018, -7,6 per cento il 2, mentre mercoledì 3 c'è un +2,9 subito mortificato dal -9,7 per cento del 4 gennaio, dal -14,1 per cento del 5 e dallo sprofondo del -47 per cento il 6 gennaio. Ora, quest'ultimo dato si spiega con il fatto che il 6 gennaio quest'anno era un sabato, mentre l'anno scorso cadeva di venerdì: si può presumere che molti turisti abbiano preferito partire sabato per evitare i rientri caotici dell'ultima domenica di ferie e le forti nevicate previste per l'indomani. Il tempo fa.
Come fanno gli eventi, d'altronde: si può spiegare, ad esempio, il +11 per cento di marzo (solitaria consolazione fra il -1,9 per cento di febbraio, il -0,4 di aprile e il -2,4 di maggio) prendendo atto che l'11 e 12 marzo Torino ospitò le uniche date italiane di Ed Sheeran (due sold out con 11 mila spettatori per sera, arrivati da ogni dove), il 14 marzo ci fu l'incontro di Champions della Juve contro il Porto e, tanto per dire, il 10 marzo si giocò Juve-Milan.
Certo, tutti i dati vanno interpretati, compreso l'aumento degli arrivi negli Airbnb. Trentamila in più nel 2017 sono grasso che cola, non c'è dubbio: anche se rappresentano ancora una fetta di mercato minoritaria e che purtroppo produce meno occupazione rispetto alla struttura alberghiera. 
Ma ciò che dovrebbe preoccupare lorsignori - e difatti preccupa i proprietari degli alberghi, che sul turismo ci campano - è la tendenza: se gli unici cinque mesi del 2017 in cui si registra un aumento delle camere occupate sono gennaio, marzo, giugno (vabbé, a giugno c'era la finale di Champions in piazza San Carlo...), agosto e settembre, mentre da ottobre in poi si va in calando, con un allarmante -6,2 a dicembre, più che sparare fanfaronate converrebbe una riflessione pacata.
Intanto non prendiamo sottogamba il -2,4 per cento di maggio. A maggio c'è il Salone del Libro, che quest'anno ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e non soltanto perché i torinesi accorsero in massa per reagire all'aggressione meneghina: a quanto risulta da una ricerca dell'Osservatorio Turistico diffusa lo scorso novembre il tasso di occupazione medio delle camere alberghiere nel periodo del Salone 2017 si è attestato al 93%. E allora? Che cosa è successo? Come mai anche a maggio abbiamo perso terreno? Qualcuno ci ragioni, please.
Ma soprattutto: il -6,2 per cento di dicembre significa una cosa, e una soltanto. L'offerta natalizia di Torino ha fatto cagare. Riassumiamo: i musei civici non proponevano una mostra forte che fosse una, e infatti hanno perso visitatori a iosa; il Natale coi fiocchi è stato per il secondo anno consecutivo una poverata agghiacciante; e quanto al Capodanno, una festicciola al chiuso per quattro intimi, non merita neppure di essere calcolato, a meno di credere che la gente sia disposta a venire a Torino apposta per passare San Silvestro in un palasport semivuoto.
Ecco: almeno abbiano il buon gusto di ammetterlo. Ammettere, come minimo, che Natale coi fiocchi è inguardabile e indifendibile, e che capodanni come quello che ci siamo inflitti sono un mestissimo inno alla sfiga. 
Se lo ammettessero, potrebbero cambiare rotta. Potrebbero escogitare qualcosa di meglio. Di peggio no, mi pare difficile, anche se non c'è limite alla miseria.
Che a questo punto, e con questi risultati, Sacco venga a dirmi che "i dati del 2017 sulla recettività nelle strutture d’accoglienza torinesi confermano che il settore turismo continua a rappresentare una leva importante per l’economia della città", beh, scusatemi tanto, ma nun se pò sentì. Ma come? Pretendi che i turisti partano dal monte e dal piano e affollino una città che propone come massima attrazione la vendemmia? Ma quelli vanno nel Monferrato, in Langa, se vogliono vedere la vendemmia! 
Ed è tutto così. Parole in libertà. Tipo che dobbiamo produrceli in casa, i grandi eventi artistici, manco fossimo Firenze: ma quali grandi eventi artistici produci, con le collezioni che abbiamo nei nostri musei? La mostra di Piffetti? Pensa te, le masse che si precipitano a Torino per i mobili di Piffetti. Faranno a gomitate con quelli che invaderanno la città per una manciata di concerti jazz (dicesi jazz: una musica che notoriamente riempie gli stadi) in uno spazio al chiuso che tiene al massimo duemila persone, però paganti, neh! E me li vedo, i turisti che accorrono per scoprire i talenti del jazz torinese.
Ma piuttosto diciamocelo senza tante manfrine: siamo ricchi, del turismo ce ne sbattiamo il belino, le iniziative culturali le pensiamo per i torinesi e va bene così. Se poi qualche torinese non sa apprezzare una così esaltante offerta culturale, tanto peggio per lui: è libero di non rinnovare l'abbonamento musei.

Commenti

  1. E la tassa di soggiorno? è l'unico criterio con moneta sonante che certifica i flussi (turistici o di evasione...)

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    1. Esatto. E' da anni che nessuno ci informa sulla tassa di soggiorno...

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