I gemelli ambientali. Gaetano Capizzi, direttore di CinemAmbiente (a sinistra) e Luca Mercalli, storico amico del Festival |
Il suo Festival CinemAmbiente gode di ottima salute, dal 31 maggio al 5 giugno ci sarà la ventesima edizione, Capizzi lo ha fondato vent'anni fa e da vent'anni lo dirige, e in questi vent'anni CinemAmbiente è diventato sempre più importante, ha fatto scuola e sul suo modello sono nati altri festival di cinema ambientale; e adesso una quarantina di quei festival fanno parte del Gfn, il Green Festival Network, e Capizzi è stato appena confermato alla presidenza del Gfn.
Eppure, nonostante tutto questo, nessuno pensa di cacciare Capizzi dalla direzione di CinemAmbiente appellandosi a una qualche fumosa "necessità di rinnovamento".
A Torino nel 2017 ciò costituisce un'evidente anomalia.
A parziale giustificazione di tale anomalia, devo ammettere che sarebbe piuttosto problematico invocare la "necessità di rinnovamento" per un festival che, di sua natura, si rinnova di anno in anno, seguendo e spesso anticipando lo sterminato dibattito mondiale su temi sempre più caldi e drammatici come i mutamenti climatici, il consumo delle risorse, l'inquinamento dell'ambiente e altre meraviglie che giorno dopo giorno concorrono a rendere sempre più inabitabile il pianeta e sempre più scarse le probabilità che l'uomo possa a lungo continuare a molestarlo.
Cambia l'ambientalismo, e CinemAmbiente cambia
Però, mi dice Capizzi, CinemAmbiente non è un festival portasfiga (beh, lui non dice esattamente così, ma questo è il concetto) e guarda oltre il disastro, propone le soluzioni: tra i cento film selezionati per la prossima edizione, una gran parte racconta le "buone pratiche", i gesti quotidiani che potrebbero scongiurare o almeno rinviare la catastrofe. E, aggiunge Capizzi, sono presenti anche le voci critiche dell'ambientalismo, quelle che cominciano a riflettere sugli effetti collaterali e negativi di alcuni vecchi dogmi: per intenderci, tutti sappiamo quanto è virtuoso ricavare energia dal vento, ma provatevi voi ad abitare vicino a una schiera di pale eoliche.Capizzi è ormai un'autorità riconosciuta in materia di cinema ambientale; ed è amichevolmente affiancato da un'altra autorità come Luca Mercalli; e quindi nessuno, nel felice caso di CinemAmbiente, avverte l'urgenza di rinnovare ciò che funziona, è autorevole e si rinnova in proprio.
Biennale Ambiente: una modesta proposta per la giunta cinquestelle
Ma le anomalie del direttore Capizzi e del suo Festival sono anche altre.Intanto, Capizzi è riuscito a parlare con la nuova amministrazione comunale.
Ok, CinemAmbiente ha un supporter in Comune nella persona del consigliere cinquestelle Mensio, che in passato ha persino proposto dei film al Festival: non glieli hanno presi, ma gli hanno spiegato cortesemente il perché, e Mensio è rimasto un fedele aficionado. Non credo però che ciò influisca granché sulle scelte dell'amministrazione. Piuttosto, è evidente che i temi cari a CinemAmbiente sono gli stessi che urgono nei cuori di molti attivisti ed elettori del Movimento. Questo aiuta.
Ad ogni modo, Capizzi ha incontrato gli assessori all'Ambiente e alle Fontane, e ha buttato lì una proposta che, se sapranno coglierla, offrirà ad Appendino & Co una notevole opportunità: creare una manifestazione culturale nuova, di vero spessore, e con impresso il proprio marchio. Insomma, qualcosa che sia, per la giunta cinquestelle, l'equivalente ideologico di ciò che è stata Biennale Democrazia per le giunte pd.
La proposta di Capizzi è di costruire, attorno al nocciolo duro del Festival, l'equivalente "verde" di Torino Spiritualità o, giustappunto, Biennale Democrazia: un festival dell'ambiente con incontri, spettacoli, conferenze, mostre e tutto il resto.
Vasto e ambizioso programma, certo: ma potrebbe funzionare alla grande. Capizzi ne ha parlato con l'assessore Giannuzzi. Gliene ha parlato di persona - si sa, scrivere mail non garantisce i risultati - e se i ragazzi sono svegli, come non ho motivo di dubitare, è ovvio che prenderanno la palla al balzo. Sarebbe una botta di vita, per rilanciare l'appeal culturale (e beninteso anche turistico) della città. Senza troppo pesare sulle esauste casse comunali. L'ambientalismo tira, anche a livello di sponsorizzazioni.
Il festival che piace agli sponsor
CinemAmbiente, come Tff e Tglff, dipende direttamente dal Museo del Cinema, che gli destina una quota dei fondi che riceve da Regione e Comune: ma quella quota "pubblica" copre soltanto il 30 per cento del budget complessivo del Festival, che quest'anno è di 300 mila euro. Il restante 70 per cento - percentuale stratosferica per un'iniziativa culturale - arriva dai privati. E quando scrivo "privati" non mi riferisco solo alle benedette fondazioni bancarie, quanto alle imprese della "green economy", che già da anni, e sempre più numerose, investono su CinemAmbiente. E ci credo: dove la trovano un'altra sponsorizzazione più targhettizzata?Se tanto mi dà tanto, non trovare le aziende interessate a sostenere una "Biennale Ambiente" - o "TorinAmbiente", chiamatela come vi pare - sarebbe molto più difficile che trovarle.
Gaetano Capizzi, direttore felice, attende fiducioso.
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