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ALLA CAVALLERIZZA IL CAMBIO VIEN DANZANDO

La Cavallerizza Reale è occupata dallo scorso 23 maggio
Il progetto sul futuro della Cavallerizza - presentato la scorsa settimana dagli assessori Parigi e Passoni, e guardato con preoccupazione dagli occupanti dell'Assemblea Cavallerizza 14.45 - non sarà facile da concretizzare. A parte l'incognita dell'occupazione, la situazione amministrativa della struttura è assai complessa. Ma, ferma restando la "destinazione culturale" della struttura, l'ipotesi di aprire al suo interno un "ostello di nuova generazione" (così l'ha definito Antonella Parigi) pare che attragga qualche imprenditore. 

Denegri è interessato?

Ho saputo da fonte attendibile che ci sarebbero già almeno due "manifestazioni d'interesse". Vi dirò di più: tra gli interessati ci sarebbe la famiglia Denegri, che ha di recente rilevato e rilanciato lo storico ristorante Del Cambio. Non posso giurare che sia vero, però è verosimile: da un punto di vista imprenditoriale, ristorante storico e "ostello di charme" farebbero indubbiamente sistema, tanto più che nel progetto dei Denegri rientra anche un allargamento del "target" a un pubblico giovane e in certa misura "low cost".

L'Accademia della Danza

Michele Denegri
Aggiungo che secondo alcuni Michele Denegri sarebbe stuzzicato anche dall'idea, nell'aria da tempo, di creare alla Cavallerizza un'Accademia della Danza. Idea alla quale mi risulta stia lavorando Filippo Fonsatti, direttore esecutivo del Teatro Stabile nonché consigliere d'amministrazione del Regio (e in pectore, a detta di molti, futuro sovrintendente dopo Vergnano).
Tutti queste prospettive, però, restaranno vaghe finché non sarà sciolto il nodo della gestibilità della Cavallerizza. In primo luogo, non è per nulla certo se e come la pubblica amministrazione potrà tornare a disporne, dopo la cartolarizzazione.

L'incognita degli occupanti

Ma soprattutto c'è l'incognita degli occupanti: oltre a quelli dell'Askatasuna, infatti, che forniscono il supporto logistico per le attività, l'Assemblea è formata da intellettuali - molti architetti -  che rappresentano una parte di elettorato che Fassino non vorrebbe alienarsi, specialmente in vista delle elezioni dell'anno prossimo. Quindi uno sgombero forzoso è totalmente escluso. D'altra parte la posizione dell'Assemblea sull'eventualità dell'ingresso dei privati mi sembra piuttosto negativa. Oggi alle 18 ci sarà alla Cavallerizza un'assemblea pubblica sull'argomento. Per vostra documentazione, vi riporto il loro comunicato stampa di venerdì 6.

Il comunicato dell'Assemblea Cavallerizza 14.45

Lunedì (2 febbraio, Ndr) si è svolta la riunione congiunta delle commissioni cultura di Comune e Regione, alla quale hanno partecipato l'assessore al Bilancio del Comune, Passoni, e l'assessore alla Cultura della Regione, Parigi.  Gli assessori hanno dichiarato l'esistenza di un progetto già avanzato sulla Cavallerizza di cui, tuttavia, non sono state divulgate che poche informazioni frammentate. Durante l'audizione, gli assessori Passoni e Parigi, hanno parlato della firma di un Protocollo d'Intesa, entro fine marzo - il cui contenuto non è stato divulgato - tra soggetti i pubblici e Teatro Stabile. Si è parlato della suddivisione del complesso in 3 sotto-aree:
1) Un ostello, gestito da grandi catene alberghiere
(A onor del vero, io ero presente e non ho sentito pronunciare l'espressione "grandi catene alberghiere": ma forse è colpa della mia sordità, Ndr).
Tale affermazione, ripetuta ormai come utile strumento di mistificazione comunicativa, non è stata in alcun modo dettagliata né circostanziata; impedendo così di comprendere la natura della proposta in termini economici e di modifica degli spazi.
2) Il mantenimento delle sale teatrali.
In tal senso viene chiamato in causa esclusivamente il Teatro Stabile di Torino, per ragioni di "continuità" .
Si perderebbe così una buona occasione per rendere un bene comune accessibile ad una pluralità di soggetti e non esclusivamente sede di fondazioni mastodontiche che hanno già ampli spazi, non solo di luoghi, ma anche di finanziamenti pubblici..
Oltre a questa semplice osservazione, non si considera l'abominio in termini architettonici operato dal Teatro Stabile nella trasformazione del maneggio Alfieriano (architettonicamente inadatto) a sala teatrale.
3)L'inserimento di esercizi commerciali
Si è definito RESIDUALE l'inserimento di esercizi commerciali nel complesso Cavallerizza poiché direzionato a coprire "SOLO" un terzo degli spazi
Ragionando con un minimo di buon senso salta immediatamente all'occhio che un terzo del complesso Cavallerizza rappresenterebbe più di 10.000 metri quadri di spazi che sarebbero, quindi, adibiti ad esercizi commerciali.
L'ass. Passoni ha ripetuto più volte che con esercizi commerciali intende una caffetteria, un servizio di ristoro o una bottega.
E' evidente che nella realtà NON si tratterà di una caffetteria o simili, ma di 10.000 m2 di negozi e uffici e, probabilmente, nei 10.000 m2 si troverà facilmente spazio anche un centro commerciale.
Ovviamente per rientrare nel progetto (che deve essere smart young e comunicativamente accattivante come per l'ostello), il centro commerciale dovrà essere associato a parole quali "artigianato", "produzioni dal basso", "cultura italiana", "nuova eataly".
Si nota, inoltre, che l'ass. Passoni ha sottolineato l'impossibilità di rimuovere la Cavallerizza dal programma di cartolarizzazione, anche durante l'ideazione e realizzazione del progetto. (Cosa che ai giornalisti è, per caso, sfuggita)
Cosa succederà se il progetto non viene realizzato? 

Come farà a BIIS (branca della San Paolo che ha materialmente dato i soldi al Comune e che attende di recuperare i soldi con la vendita) a rientrare dell'investimento realizzato? 
Potrà eventualmente soddisfarsi diventando ufficialmente proprietaria di parte del bene?
Il focus successivamente si è spostato sulla "partecipazione" e "progettualità partecipata"; ossia la possibilità di aprire un percorso di coinvolgimento della cittadinanza e delle associazioni del territorio per la costruzione di un progetto condiviso.
L'impressione, tuttavia, è che tali parole siano state, come altre, usate in modo del tutto strumentale.
Ci chiediamo infatti come si possa sviluppare un progetto condiviso se nel protocollo d'intesa sembrano già essere stati individuati: destinazioni d'uso, accordi finanziari e soggetti coinvolti.
E' preoccupante, inoltre, l'utilizzo improprio e strumentale del linguaggio a fini mediatici:
- "ostello", "low cost", "young" usati per rimpiazzare il comunicativamente più controverso "Hotel de charme", anche se la gestione rimane sempre in mano a grandi catene alberghiere.
- "botteghe" "servizio di ristoro" che viene utilizzato al posto dalle parole centro commerciale, uffici e negozi.
Tale manovra ha il chiaro fine di offuscare l'analisi sulla reale fattibilità delle proposte e sul significato del loro concreto sviluppo pratico. Cosa che, ovviamente, desta legittime perplessità, considerate, altresì, le contraddizioni che si sono evidenziate nelle dichiarazioni fornite dagli assessori durante l'incontro.


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