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DALLA SUPERCAZZOLA A MACBETH: AL TEATRINO VA IN SCENA IL FUTURO DI 28 FAMIGLIE E QUATTRO MUSEI

La simpatica immagine della pagina Fb dei lavoratori della Fondazione Musei: nei quadri, da sinistra, Cibrario, Valsecchi, Maiunagioa e Chiarabella
Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo? No, io... scusi, noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribàcchi confaldina? Come antifurto, per esempio.... guardi, guardi, guardi. Lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? Che prematura anche? Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce? No, no, no, attenzione! Noo! Pàstene soppaltate secondo l'articolo 12, abbia pazienza, sennò posterdati, per due, anche un pochino antani in prefettura... Senza contare che la supercazzola prematurata ha perso i contatti col tarapìa tapiòco.
(Ugo Tognazzi, "Amici miei")


Voglia perdonarmi il cortese lettore: la mia limitata intelligenza non mi consente di decifrare l'intervento pronunciato dall'assessore alla Cultura Francesca Maiunagioia Leon stamattina in Commissione Lavoro e Cultura, alla presenza dei lavoratori della Fondazione Torino Musei. Ventotto di essi rischiano il posto di lavoro come conseguenza "della progressiva riduzione dei contributi da parte della Città di Torino", per cui "la Fondazione non è più in grado di garantire la gestione di tutte le strutture affidate e di conseguenza l'occupazione del relativo personale": sta scritto così nella procedura di licenziamento avviata dalla Fondazione. E dunque le responsabilità della "macelleria sociale" (per usare una metafora adottata dai lavoratori macellandi) sembrano abbastanza chiare.

La strategia dell'uccello padulo

Tuttavia, dacché è scoppiato il merdone, abbiamo assistito alla consueta strategia dell'uccello padulo messa in atto dal Comune, che ha tentato di sbatterla nel fracco a qualcun altro addossando la responsabilità della macelleria sociale, nell'ordine:
1) alla Fondazione Musei. Sennonché oggi Maiunagioia ha ammesso che il 5 dicembre, quando il famigerato piano di ristrutturazione  è stato votato dal Consiglio direttivo della FTM, lei e Chiarabella erano presenti, informate e, per quanto possibile senzienti; e di conseguenza, a rigor di logica, consenzienti. Ricordo inoltre che nel Consiglio della FTM siedono ben due rappresentanti indicati dal Comune, il presidente Cibrario e il consigliere Coda.
2) alla Regione, tramite un'intermerata della consigliera regionale cinquestelle Frediani che ha invitato la Parigi ha chiarire il ruolo della Regione nella sgradevole vicenda. Si dà però il caso che la Regione, contrariamente al Comune, non soltanto quest'anno non ha ridotto il suo contributo ai Musei Civici, ma si è dichiarata disponibile a cercare altre risorse; suscitando però l'ira della Frediani adesso accusa il Pd di "strumentalizzare i licenziamenti". Vabbè. Intanto mettono i soldi. Se poi strumentalizzano, peggio per loro: gli elettori ne terranno conto, no?
3) alle Fondazioni bancarie: stamattina qualche bel soggetto in Commissione ha invocato che "le Fondazioni bancarie facciano la loro parte". Ora: anche quest'anno, come sempre, le Fondazioni bancarie hanno assegnato i propri finanziamenti alla FTM senza tagli; e poiché a tagliare ha ampiamente provveduto il Comune, sono intervenute assegnando una largizione extra di un milione, con l'unica condizione che venga preparato un piano industriale triennale per scongiurare ulteriori disastri. Non "hanno chiesto i licenziamenti", come stamattina sostenevano i begli spiriti. Cos'altro pretendono, questi, dalle Fondazioni bancarie? Una fetta di culo? No, per capirsi.

I prenditori di schiaffi

Che ce tocca de fa' pe' campà... Sacco e Leon durante l'incontro
Insomma: l'uccello padulo gira a vuoto. E imbestialisce i lavoratori della Fondazione Musei, che stamattina in Commissione hanno contestato la procedura di licenziamento avviata senza nessuna consultazione, e si sono detti pronti a una trattativa a condizione che tale procedura venga immediatamente ritirata. Non "congelata", come promette Leon. Ritirata. C'è una bella differenza.
Anche i consiglieri comunali, comunque, chiedono la stessa cosa: il ritiro della procedura di licenziamento. Lo chiedono tutti, maggioranza e opposizione. Per una volta concordi, pur non rinunciando a beccarsi fra di loro per divertire il pubblico pagante che ha ben poco da ridere.
A furia di far volare l'uccello padulo, dunque, a quanto pare è la giunta a ritrovarselo alle spalle. Anzi, un po' più in basso delle spalle. Così sora Appendino ha spedito a rispondere a lavoratori e consiglieri i due prenditori di schiaffi ufficiali: l'assessore triste Sacco e Maiunagioia Leon.
Lo scaltro Sacco non ha detto una parola. Alla fine della Commissione gli ho fatto notare che, come assessore al Lavoro, il suo silenzio mi è sembrato piuttosto stravagante. Lui mi ha confidato che della questione è stato investito soltanto ieri, deve ancora documantarsi, e che "quando c'è Gabo io parlo soltanto delle cose che conosco bene". Troppa responsabilità per un uomo solo: non posso diventare l'accompagnatore fisso di Sacco. 
Maiunagioia invece ha risposto. Come vi ho premesso, pochi hanno capito qualcosa - e comunque poco - delle sue risposte. Sulle prime, ho pensato che stesse perculandoci con una supercazzola. Poi ho realizzato che la sventurata tentava di aggrapparsi a tre appigli insidiosi. 

Il primo appiglio: il rientro degli ex comunali

Il primo appiglio è il "rientro" negli organici comunali di cinque dei licenziandi. Leon lo presenta come la prova dello sforzo della giunta a favore dei lavoratori. Ma quei cinque, o quanti saranno, sono ex dipendenti comunali che a suo tempo erano passati dagli organici del Municipio a quelli della FTM: per cui il rientro è un atto dovuto, frutto di precisi accordi aziendali. Nessun generoso sforzo eccezionale, quindi. E' come se io spacciassi come un gesto di civismo il fatto che non urino negli androni altrui.

Il secondo appiglio: aspetta il Museo di Scienze, Bandini!

Il secondo appiglio di Maiunagioia è la prospettiva di "riassorbire" i licenziati nel Museo di Scienze Naturali, quando sarà riaperto (adesso dicono nel 2019) e integrato in una Fondazione Musei risanata chissà come e chissà da chi. I lavoratori, tuttavia, hanno qualche riserva sulla certezza della riapertura del Museo di Scienze Naturali, nonché sulle possibilità di sopravvivere senza stipendio fino al 2019.

Il terzo appiglio: lettere e procedure

Il terzo appiglio è il più malfermo. Poiché i lavoratori chiedono di ritirare la procedura di licenziamento, Leon dice che "non è partita nessuna lettera". Questo significa rispondere ciò per broca. Nessuno ha mai parlato di lettere di licenziamento, bensì di una procedura di licenziamento, che è stata approvata il 5 dicembre dal Consiglio direttivo e avviata il 15 dicembre. Qualcuno spieghi a Maiunagioia la differenza fra "lettera" e "procedura".
Ma sono infinite le cose che bisognerebbe spiegare a infiniti soggetti.

Il taglio dello stipendio

Ad esempio: a quei consiglieri di maggioranza (tipo Giovara e Ferrero) e d'opposizione (tipo Ricca) che invocano tagli degli stipendi ai dirigenti cattivissimi della FTM, sarà utile ricordare che il presidente Cibrario presta la sua opera a titolo gratuito, mentre il direttore Valsecchi riceve uno stipendio (130 mila euro annui lordi) che è certo consistente, però in linea con le remunerazioni degli alti dirigenti (piaccia o non piaccia, è il mercato, bellezze...) e, ciò che più conta, stabilito da un contratto di lavoro. Insomma, sempre di contratti di lavoro stiamo a parlare. Riequilibrare le retribuzioni massime e le minime è un ampio e ambizioso programma: temo che i lavoratori in pericolo necessitino di soluzioni più rapide. Senza contare che il taglio inflitto alla FTM dal Comune quest'anno è di oltre un milione e trecentomila euro: hai voglia di far lavorare gratis Valsecchi, per recuperarlo...

Qualche nozione sul falso in bilancio

Ma soprattutto mi corre l'obbligo di ricordare un piccolo aspetto giuridico a quanti - giustamente, sul piano etico e sindacale - invocano il ritiro del piano di ristrutturazione della FTM che prevede i 28 licenziamenti: tale piano fa parte integrante del bilancio 2016 approvato all'unanimità dal Consiglio direttivo della Fondazione. Anzi, ne è il fondamento, perché consente l'equilibrio di bilancio senza il quale il bilancio medesimo non poteva garantire la continuità aziendale della Fondazione; il che avrebbe portato, ope legis, alla messa in liquidazione della Fondazione stessa a partire dal prossimo 1° gennaio. Ora, se dal bilancio così votato si toglie il piano di ristrutturazione, quel bilancio approvato diventa un bilancio falso. L'espressione "falso in bilancio" vi dice qualcosa? Ai sensi della legge 69/2015 trattasi di reato punito con la reclusione da uno a cinque anni. Ora, guardiamo ai fatti: il 5 dicembre Chiarabella e Maiunagioia dicono a Cibrario e ai consiglieri della FTM che a loro quel bilancio (compreso il piano di ritrutturazione) sta benissimo, e che lo approvino pure. E adesso quelle due pretendono che Cibrario e soci si rimangino la procedura di licenziamento che è l'espressione del piano di ristrutturazione? Con quel che ne consegue, compresi gli eventuali effetti penali e il rischio di villeggiatura al fresco? E che cos'è, uno scherzo? Tipo vai avanti tu che a me scappa da ridere?
Chiusa questa parentesi legale, mi avvio a concludere, con una notizia e una piccola considerazione.

E dopo Natale, tutti da Chiarabella

La notizia è che il 28 dicembre c'è il primo incontro fra il presidente Cibrario e i rappresentanti dei lavoratori. Ma - colpo di scena! - Chiarabella si porta avanti col lavoro: alla fine della Commissione il suo portavoce e nuovo fidato consigliere avvicina i sindacalisti e li invita a un "faccia a faccia" con l'Appendino il 27 dicembre. Nel frattempo, Madamin si augura che i lavoratori tengano toni moderati e non spettacolarizzino la protesta. Un po' di riservatezza, suvvìa... Non facciamoci sempre conoscere, ecchiadiamine!

Stiamo perdendoci Leon

L'assessore Francesca Leon impegnata in un'importante conversazione
telefonica mentre sta intervenendo il consigliere d'opposizione Tresso
E veniamo alla considerazione finale, così poi posso farmi un pisolino.
Io stamattina la Francesca Leon l'ho vista davvero male. Confusa, annaspante. Ora scazzata e distratta (mentre il consigliere Tresso parla accusandola di ogni, lei s'intrattiene al telefono con chissà chi), ora in evidente debito d'ossigeno e di preparazione, ora subissata da responsabilità più grandi di lei. A un certo punto mi sembra sull'orlo di una crisi di nervi. Poi si riprende, cerca di parare i colpi contrattaccando (per inciso, smentisce il direttore della Biblioteca Nazionale sostenendo che, diversamente da quanto lui dichiarato, le "valutazioni" sul trasferimento dei libri della Gam non sono ancora chiuse), ma s'impegola in discorsi fumosi che suscitano lo scherno e la disapprovazione dei lavoratori, degli studenti e dei docenti d'arte che assistono numerosi alla tragica rappresentazione. Gli stessi consiglieri grillini le lanciano di sottecchi sguardi desolati e scontenti. 
Finito il triste spettacolo, interpello uno dei consiglieri cinquestelle e gli domando, quasi per scherzo, quanto pensa che resisterà ancora la Leon. E lui, tutto serio, leva gli occhi al cielo e mi dice: "Noi, in questo momento, non abbiamo l'intenzione di presentare una mozione di sfiducia".
Cazzo, e io che manco ci pensavo! Notatemi l'inciso "in questo momento".
Posso dire? Stiamo perdendocela. Non so se aspettarmi ancora "Salvate il soldato Ryan" o se passeremo direttamente a "Dead woman walking": comunque vada, sarà un bel cine.
E chiudo come ho iniziato, con una citazione. Ben più alta di "Amici miei", però. Perché le tragedie meritano rispetto, e le parole dei grandi.

"Domani, e poi domani, e poi domani, un giorno dopo l’altro, a piccoli passi, il domani scivola via fino all’estrema sillaba del tempo prescritto: e tutti i nostri ieri avranno rischiarato a degli stolti la via verso la polvere della morte. Spengiti, breve candela! La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attorello sussiegoso che in scena s'agita pavoneggiandosi per quell'ora assegnato alla sua parte, e poi tace per sempre: è una storia narrata da un idiota, pieno di furore e di strepito, che non significa nulla" (William Shakespeare, "Macbeth")

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