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A MILANO NON E' TEMPO DI LIBRI

Pifferi di montagna. All'inaugurazione di Tempo di Libri
i barbapapà si esibiscono con largo seguito di carabinieri
Bon, ieri a Rho Fiera è cominciato Tempo di Libri. Quello che - a detta di Motta e i suoi mottarelli - doveva fare un mazzo tanto al Salone di Torino.
Io a Milano non ci vado neppure per le cose belle, figuriamoci per le sfigate. Però avevo ben tre emissari sul posto, e le loro testimonianze concordano: Tempo di Libri parte moscio, con poca gente.
Vabbè che era mercoledì; vabbè che era il primo giorno; ma osservatori imparziali mi garantiscono che il confronto con le giornate inaugurali del Salone del Libro era avvilente per i bauscia.
Scarso pubblico - riferiscono testimone - persino per un riempi-sale come Saviano. Scolaresche latitanti. Sotto i padiglioni un silenzio irreale. In effetti, nei servizi tv e nelle foto che girano in rete non vedo masse strabocchevoli. Sembra tristanzuolo pure il giro d'onore di Maroni e Francis il ministro parlante, volato a sostenere moralmente la creatura dopo aver tentato di rianimarla artificialmente con la celebre proposta indecente a Chiampa & Chiarabella.
Io non sono cosa scriveranno i giornali milanesi, ma personalmente ho più fiducia nei miei emissari.
Adesso stiamo all'occhio: se Tempo di Libri gli andrà a buca, i milanesi riproveranno a sfrangerci i cabasisi. Ci stanno già riprovando: si vede che fiutano la mala parata. Leggete cos'ha detto ieri il Sala, il capo di tutti i bauscia: "Faccio gli auguri anche a Torino e al termine siederemo insieme per discutere". Ma dai? Non eri tu quello che giocava in Champions? 
E Francis il ministro parlante? Ah, lui non perde occasione, un colpo al cerchio e l'altro alla botte: "Milano è una bellissima fiera. Vedremo Torino e poi ci sarà modo di ragionare. La cosa importante è fare sistema". E come no: s'è visto il bel sistema che avevi in mente.
E voilà l'altro fine intellettuale, il Maroni, che furbo come un'aquila già prende le distanze: "La scelta di realizzare un evento sull'editoria a Milano l'ha fatta l'associazione degli editori e non è stata una scelta fatta dalla politica". Proprio lui, che a ottobre sgomitava per un posto in prima fila nella foto-ricordo dei vincitori, "e il nostro obiettivo qui e il nostro obiettivo là...".
Adesso non è più "nostro", eh? E' tutta colpa degli altri, eh?

Fa proprio bene Chiarabella quando svicola i penosi tentativi di Gatto Silvestro-Sala che tavana di collaborazioni future: "Per ora siamo concentrati sull'edizione di quest'anno del Salone. Per quella del prossimo si vedrà, non ne abbiamo ancora discusso".
Ecco, brava: almeno fargliela trovare lunga. E prima chieda scusa, 'sto gran capo di tutti i bauscioni che pochi mesi fa diceva che loro giocano in Champions. By the way, loro non giocano in Champions. Neanche nella Champions dei saloni del libro.
Io chiedo scusa per ciò che mi riguarda: ero convinto che ci avrebbero spianato. Considerata la situazione a Torino, e quella a Milano, mi sembrava non ci fosse partita. Noi avevamo fatto del nostro peggio per perdere. Poi, in un inverno stranissimo, è capitato l'imprevedibile: noi siamo stati bravi (almeno, alcuni sono stati bravi), mentre Milano ci ha surclassati nel tafazzismo. Sono successe tante cose. Sicchè ho sbagliato la previsione. D'altra parte, ero anche convinto che la Champions l'avrebbe vinta il Barça.

Commenti

  1. Bravo. Son pochi oggi a saper chiedere scusa. Soprattutto tra i giornalisti.

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  2. Adesso però tutti al Salone di Torino

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