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DIBBBATTITO! SU LOVERS INTERVIENE PARIGI

Antonella Parigi dice la sua su Lovers
Il dibbbattito su Lovers si allarga, con buona pace della povera Irene Dionisio che ho incrociato stasera uscendo dal Massimo (dove ho visto "The cuban Hamlet", splendido documentario di Giuseppe Sansonna su e con il mio amato Tomas Milian) e che non fa che ripetere che per il momento dovremmo parlare dei film e non delle presenze, e che lei semmai ne parlerà una volta finito il Festival e confronterà tutti i dati e se necessario si assumerà le sue responsabilità. Ma intanto si fa continuamente tirare a parlarne. Io ho cercato ancora una volta di spiegarle che le presenze non mi sembrano comunque, in questo contesto, una sua precipua responsabilità e ad ogni modo la vita non è perfetta e il mondo è crudele e senza pietà e da sempre i cronisti si interessano delle presenze, di qualsiasi manifestazione si tratti, dal Salone del Libro alla stagione del Regio.
Fiato sprecato. Irene è sempre più costernata.
Ho incontrato anche l'assessore Marco Giusta, che ha onestamente riconosciuto che questo è un periodo infelice per un festival di cinema e s'è assunto la responsabilità di quella scelta e io gli ho fatto notare che nell'intero emisfero settentrionale attorno al 20 di giugno pochi anelano a chiudersi in un cinema e proprio per tale motivo sono state inventate le arene estive; e Giusta ha detto che si è trattato di una scelta obbligata; al che io non ho risposto, perché voglio tenermi qualcosa da dire per il dopo-Festival, che si preannuncia molto vivace.
Intanto, appena tornato a casa, mentre m'apprestavo a una bella dormita, esce su Fb un intervento di Antonella Parigi: l'assessore regionale alla Cultura esprime tutto il suo dispiacere per "le polemiche sulla nuova edizione di Lovers" e io non riesco proprio a fargli capire a 'sti ragazzi che "le polemiche" nel resto del mondo occidentale - almeno dai tempi di Voltaire - vengono di preferenza definite "confronto delle idee" e sono in genere considerate qualcosa di benefico. 
Per farla breve, prima della nanna vi ricopio il post di Antonellina, così da vivacizzare ulteriormente il dibbbattito. Vi consiglio una lettura comparata con l'intervento di Luca Poma pubblicato su questo blog: in certi passaggi il post parigino suona come una replica diretta. 

Il post di Antonella Parigi

"Mi dispiace leggere su blog (dite che allude? NdG) e post Facebook (eccone qui uno, NdG  - Aggiornamento: mi scuso con i lettori, ma da oggi, 22 giugno 2017, il link a questo post di Luca Andreotti non è più attivo. Il post è scomparso dalla bacheca di Andreotti che è, lo ricordo a titolo di cronaca, dipendente del Museo del Cinema) polemiche sulla nuova edizione del Lovers Film Festival - Torino Lgbtqi Visions. Voglio innanzitutto sottolineare che l'assessorato che rappresento ha sostenuto in modo totalmente convinto la nuova direzione nella persona di Irene Dionisio. Non è una frutto di distrazione o di sudditanza, ma una scelta consapevole. È possibile che alcuni aspetti vadano migliorati (sì, direi che migliorare è sempre possibile... NdG), ma uno degli obiettivi del mio mandato è ed è stato quello di far circolare un po' di aria fresca nella vita culturale torinese (se poi si riuscisse a far circolare un po' d'aria fresca anche dalle parti del Massimo il 19 di giugno con trentuno gradi, buona parte dei problemi di Lovers sarebbero risolti, NdG). Sono sempre stata contraria ai mandati artistici eterni perché ritengo salutare una sana alternanza di punti di vista. Per questo ho lavorato in questi anni, per permettere il cambiamento. Se devo dire, più del numero di spettatori mi importa di aver dato l'opportunità ad una giovane e brava regista di provare (ciò è molto bello, ma non voglio credere - per la stima che le porto - che Irene Dionisio scalpitasse per "avere un'opportunità", dato che la regista Irene Dionisio non è una ragazzetta alle prime armi bensì una professionista con i controcazzi e con il suo lavoro le opportunità se le è già prese da sola; piuttosto non vedo perché una regista di talento dovrebbe considerare una così fantastica opportunità dirigere un festival. Una fantastica opportunità per un regista è ad esempio dirigere il film della sua vita con un budget no-limits. Almeno, così presumo. Io, per dire, faccio il giornalista, e non considererei un'opportunità se mi offrissero di fare l'editore; la considererei piuttosto una immensa rottura di cazzo, e preferirei continuare a fare ciò che faccio e so  fare, direi piuttosto benino dato che non mi limito a ricopiare le veline ma mi documento, approfondisco e penso. A ciascuno piace fare il mestiere che si è scelto, non un altro. O no? NdG). Va ricordato che dopo trenta anni - e dico trenta - abbiamo immaginato una successione insieme a Giovanni Minerba, inventore del festival, cui siamo grati per aver cresciuto questa iniziativa. Perchè credo non ci sia più bella soddisfazione di vedere una propria creatura camminare sulle proprie gambe.
Se poi il problema è che Irene è donna ed etero (ma non diciamo minchiate! NdG), non è per questo che abbiamo lavorato. Se invece il problema è che abbiamo scombinato il senso di appartenenza di una comunità unità dall'orientamento sessuale, ribadisco che non è per questo che abbiamo lavorato.
A me il programma di Irene è piaciuto, e mi piace che a vedere il festival ci vadano persone di tutti gli orientamenti sessuali, eterosessuali compresi (e non ridiciamo minchiate, al Tglff gli eterosessuali ci vanno da sempre e solo i fasci più scemi sono belluinamente convinti che sia soltanto "un festival per finocchi", NdG), perché è per questo che dovremmo lavorare e lavoriamo, anche perché si allarghi il tema dei diritti. Magari è sbagliato il periodo (ah, ecco, magari... NdG), però mi sembra la direzione giusta e mi disturba che ogni volta che in questa città si provi a cambiare si alzino cori di prefiche".

Prefiche e scaricabarile

No, guarda Antonellina: i cori delle "prefiche" non si alzano "ogni volta che si prova a cambiare": bensì ogni volta che, cambiare per cambiare, si mette a segno una minchiata a spese nostre. E in effetti le occasioni non mancano mai.
Piuttosto trovo singolare che tutti si affannino a "difendere" Irene Dionisio, che in verità non è per nulla sotto attacco, almeno non da parte degli osservatori seri e non partigiani che in maggioranza le riconoscono impegno, competenza e passione. 
Fingendo che sia la direttrice il bersaglio delle critiche, si compie una classica manovra diversiva, distraendo l'attenzione dalle responsabilità dei politici: specie di chi ha considerato primario obiettivo della propria amministrazione cacciare dal Museo dl Cinema Alberto Barbera, dando la stura alla penosa pantomima dell'inane ricerca di un nuovo direttore; penosa pantomima che ha bloccato per mesi l'attività del Museo e di conseguenza ogni scelta anche riguardo al Tglff; e pure lì, c'era una fretta forsennata di mettere alla porta Minerba, senza prevedere tempi e modi tali da non danneggiare il Festival. Pianificare il cambiamento non è misoneismo, ma semplice buon senso: qualsiasi azienda seria prima di far fuori un uomo di vertice si premura di aver già pronto il sostituto, in grado di subentrare senza soluzione di continuità e senza ridursi a lavorare su un progetto importante con tempi ristretti.
Insomma: i soliti sornioncelli hanno fatto casino per l'impazienza di mostrare i muscoli, e adesso - come in altre e ben più serie vicende - si guardano attorno alla frenetica ricerca del povero tapino cui rifilare ogni colpa. All'asilo avevamo più dignità.

Aggiornamento:
"Lovers, è sempre più dibbbattito! Poma e Andreotti replicano alla Parigi"

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