Passa ai contenuti principali

INTERVISTA COL CAPITANO: UNA LETTERA DAL MAESTRALE


Da stanotte il vento è girato a maestrale e il mare, che ieri col levante era una tavola, s'è alzato e le onde al largo si rompono in creste di spuma bianca e le poche barche uscite dal porto arrancano faticosamente e da qui, dalla scogliera, sembrano in difficoltà. Naturalmente non è così, questo è un mare che non fa paura a nessuno; a nessuno, intendo, che sappia andar per mare e non definirebbe mai questa una “burrasca”, ma una lieve increspatura. Anche se vista dalla scogliera e con gli occhi di chi non va per mare pare chissà che.

I muscoli del capitano

Ieri sera ho sentito uno che sa andar per mare, e un mare ben più insidioso e traditore di questo attorno all'isola, così domestico e amico: il mare del Salone, dell'editoria, delle insidie istigate da soldi e politica e ambizione. E' uno dei sei capitani che i terragni torinesi definiscono “saggi”, e che oggi sono chiamati a dire e a dare: dire la loro, e dare un contributo di idee e tattiche per evitare il naufragio e trarre in porto la pericolante navicella del Salone del Libro di (e a) Torino.
Sentirlo mi ha rasserenato. Io che non sono mai stato capitano, ma sempre mozzo e tutt'al più addetto al fiocco, so che quando il mare incattivisce e le cose si mettono male l'unica è fidarsi del capitano, e sperare che sia un capitano vero, e fare esattamente quello che ti dice di fare. Senza dimentircarsi di indossare il giubbotto di salvataggio, perché non si sa mai.
M'è sempre andata bene, tant'è che sono qui a raccontarla.

… E i muscoli di Mondazzoli

Al telefono l'ho sentito molto sereno, il capitano. Ottimista. E' convinto che ne usciremo anche stavolta. Le burrasche, mi ha detto, uniscono chi le deve affrontare, rafforzano lo spirito di collaborazione e tirano fuori il meglio di ognuno. Si aspetta molto dall'incontro di oggi con gli altri “saggi” e con il sindaco e Appendino. E dall'ascolto di altri ancora, ha aggiunto.
Non sembra preoccupato dallo scisma dei grandi editori. Li considera, mi pare, giganti che ormai hanno i piedi d'argilla. Mondazzoli e compari mostrano i muscoli, perché non possono mostrare conti entusiasmanti. E con buona pace del Motta che parla di una decisione “presa già a febbraio”, uno dei “ribelli” ha di recente confessato (in privato) che sarebbero rimasti di buon grado a Torino se alla fine del Salone 2016 gli avessero prospettato una governance certa e degna di questo nome (c'est à dire un presidente credibile e un nuovo direttore all'onor del mondo).
Ad ogni modo, mi dice il capitano, non c'è bisogno di loro e dei loro stand: gli autori verranno comunque, se il Salone sarà allettante ai loro occhi; e i libri li venderanno – e magari con uno sconticino – le librerie torinesi, un'altra forza su cui il Salone può e deve (finalmente) contare assai.
In compenso, il capitano ha fiducia nel contributo degli editori fedeli, quelli usciti dall'Aie o comunque decisi a sostenere Torino. Che non sono, mi fa notare, soltanto “piccoli” editori; sono innanzitutto editori di qualità, e spesso di peso. Ci vuole una bella approssimazione a definire “piccoli” marchi come Feltrinelli o Laterza. Per non dir di Einaudi, la cui fedeltà alla linea Mondazzoli-Gems-Motta è tutt'altro che convinta.
Insomma, la burrasca vista con gli occhi del capitano c'è, ma fa meno paura.
Quali saranno le manovre e la rotta per uscirne, e se alla fine ci salveremo dal naufragio, al momento non si sa. Il consulto di oggi in Comune servirà per confrontare le idee.

Dentro o fuori? La variabile del Lingotto

Le idee, già. Sono tante, ma in sintesi si possono riassumere in due visioni: una ancora “Lingottocentrica”, pur con tutte le aperture del caso al territorio; e un'altra che guarda all'esempio del Salone del Gusto per diffondere il Salone nella città, trasformando i portici in “padiglioni” espositivi (come già accade a Portici di carta) e portando gli incontri con i grandi autori – quelli che andavano nelle varie sale Gialla, Rossa, Blu eccetera – negli spazi aulici offerti da Palazzo Madama, Mole, Musei Reali, Regio, Carignano, Egizio e altre meraviglie.

Un comandante deve stare in mare


Stasera sapremo qualcosa di più. Intanto, mi giungono conferme sui nomi dei convocati: salvo sorprese e novità dell'ultima ora i primi “saggi” chiamati a consulto in effetti saranno Ernesto Ferrero, Massimo Gramellini, Carlo Ossola, Giorgio Ficara, Massimo Bray, Marco Pautasso. E pazienza se qualche irriducibile al sicuro dietro la sua tastiera blatererà di “soliti nomi” e “sistema Torino”. In questo va riconosciuto a Paolo&Chiara un rispettabile pragmatismo. Perché con il mare piatto sono tutti capitani coraggiosI; ma quando l'onda sale e la nave imbarca acqua, chi tiene alla pelle è più tranquillo se al timone c'è un capitano che Capo Horn lo ha già visto di persona, e non soltanto su Google Maps.

Commenti

  1. Il 20 settembre 1913, in occasione delle feste centenarie in onore di Gianbattista Bodoni, al Borgo Medievale fu inaugurato il Museo Nazionale del Libro. Le sue sorti furono affidate alle cure di apposita Commissione Ordinatrice, nominata dall'allora Sindaco conte Teofilo Rossi, il quale ne assunse la presidenza onoraria.

    E se il Salone del Libro 2017 assumesse la forma di Salone diffuso coinvolgendo quindi anche il Borgo Medievale visti gli illustri precedenti?

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

CIAO SERGIO

Sergio Ricciardone non c'è più. Se n'è andato così, ad appena 53 anni, dopo breve malattia. Venticinque anni fa, insieme con i colleghi deejay Giorgio Valletta e Roberto Spallacci, aveva fondato l'associazione X-Plosiva e inventato Club to Club. Il resto è storia. La storia di una piccola serata itinerante nei club torinesi che man mano cresce, evolve, cambia pelle, fino a diventare C2C, uno dei più importanti festival musicali d'Europa e del mondo . Sergio, che di C2C era il direttore artistico, era un mio amico. Ma era molto di più per questa città: un genio, un visionario, un innovatore, un pioniere. E un innamorato di Torino, che spesso non l'ha compreso abbastanza e ancor meno lo ha ricambiato. Un'altra bella persona che perdiamo in questo 2025 cominciato malissimo: Ricciardone dopo Gaetano Renda e Luca Beatrice. Uomini che a Torino hanno dato tanto, e tanto ancora potevano dare.   Scusatemi, ma adesso proprio non me la sento di scrivere altro.

ADDIO, LUCA

Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.

L'UCCELLINO, LA MUCCA E LA VOLPE: UNA FAVOLA DAL FRONTE DEL REGIO

Inverno. Freddo. Un uccellino intirizzito precipita a terra e sta morendo congelato quando una mucca gli scarica addosso una caccona enorme e caldissima; l'uccellino, rianimato dal calore, tutto felice comincia a cinguettare; passa una volpe, sente il cinguettìo, estrae l'uccellino dalla cacca e se lo mangia. (La morale della favola è alla fine del post) C'era una volta al Regio Ora vi narrerò la favola del Regio che dimostra quanta verità sia contenuta in questo elegante aforisma. Un anno fa Chiarabella nomina alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, fresco convertito alla causa grillina, imponendolo al Consiglio d'indirizzo e premendo sulle fondazioni bancarie: "Io non vi ho mai chiesto niente - dice ( bugia , ma vabbé) - ma questo ve lo chiedo proprio".  Appena installatosi, Graziosi benefica non soltanto i nuovi collaboratori marchigiani, ma anche i fedelissimi interni. Però attenzione, non è vero che oggi al Regio sono tutti co ntro Graz...