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IL SALONE E' MORTO. QUATTRO ARRESTI PER TURBATIVA D'ASTA



E' la fine. Nelle ore più difficili e pericolose della sua storia costellata di bufere, sul Salone si abbatte la tegola mortale della giustizia. Oggi sono stati arrestati un funzionario della Fondazione per il Libro (da indiscrezioni giornalistiche si tratterebbe di Valentino Macri), il boss di Gl Events (sarebbe Régis Faure, quello che faceva il gaillardon quando gli chiedevo della cessione del Padiglione 5), un dirigente di Lingotto Fiere (sempre da fonti giornalistiche, si fa il nome del direttore marketing Roberto Fantino), e - ai domiciliari - un dirigente di Bologna Fiere. Ricorderete che Bologna Fiere (partecipata di Gl Events) rispose al bando per l'organizzazione del Salone, salvo poi ritirarsi.
L’accusa è di turbativa d’asta in relazione al bando triennale per l’assegnazione della gestione fieristica del Salone del Libro 2016, 2017 e 2018, indetto nel 2015 e vinto da Gl Events, proprietaria degli spazi del Lingotto dove da anni e anni si tiene il Salone del Libro.
In sostanza, secondo gli inquirenti, il bando sarebbe stato "addomesticato", con qualcuno della Fondazione che passava a Gl vents le dritte per vincerlo. L'inchiesta è partita da quella per peculato che travolse l'ex presidente Picchioni. Una nemesi, insomma. 
Stamattina carabinieri e finanzieri sono piombati nella sede della Fondazione per il Libro, in via Santa Teresa, e hanno sequestrato documenti. Perquisizione domiciliare all'alba anche per l'ex assessore Braccialarghe, anch'egli indagato.

Chi sedeva in commissione

Dal verbale della commissione giudicatrice, che il 4 dicembre scorso valutò l'unica offerta ammessa (quella di Gl Events), risulta che detta commissione era formata di Valentino Macri (funzionario della Fondazione per il Libro), Paola Casagrande (funzionario regionale dell'assessorato alla Cultura), e Rina Bonaventura Amato (credo sia un funzionario del Comune). Alla riunione Gl Events era rappresentata da Caterina Meia.
Per ora è quanto si sa. L'inchiesta continua.
Ma intanto possiamo dare per morto il Salone. Salvo miracoli, Milano ha vinto per abbandono dell'avversario, senza neppure giocare la partita.

Una storia già scritta

Me l'aspettavo. Spiace doverlo sempre ripetere, ma l'avevo detto e ridetto, scritto e riscritto. Per ricostruire la triste vicenda, abbiate la bontà di leggere i post che vi linko a seguire.
Da tempo i giudici cercavano di capire come e perché il Salone si facesse al Lingotto, a condizioni molto (troppo) vantaggiose per Gl Events. Condizioni che si fatica a spiegare, e che avevano indotto Ernesto Ferrero a definire quello per l'utilizzo del Lingotto Fiere "un contratto-capestro".
Il recente bando per l'organizzazione era nato male: e guarda caso era stato vinto da Gl Events, come ampiamente previsto e a condizioni che confermavano, con pochissime e marginali migliorie, uno status quo imposto per anni agli (ma anche dagli) enti locali, nonostante le continue proteste (e i tentativi di trovare sedi alternative) dell'allora presidente Picchioni. Quando l'esasperato Rolando aveva prospettato il trasloco al PalaIsozaki, Fassino s'era incazzato come un bufalo cafro.

Pur riconoscendo che non erano insensate le preoccupazioni di Fassino ("se li trattiamo male, quelli di Gl se ne vanno da Torino, e noi che ne facciamo del Lingotto?"), la faccenda aveva suscitato molte critiche, e anche velate accuse.
L'inchiesta della magistratura dura da tempo. Quindi, non parlate di "giustizia a orologeria". Si può anche ipotizzare che i giudici abbiano rinviato le conclusioni al dopo-elezioni per non influenzare il voto: ma prima o poi dovevano pur agire, 'sti poveri giudici. Se aspettavano che la situazione del Salone si "normalizzasse", aspettavano fino alla settimana dei tre giovedì.

Semmai, gli editori possono aver deciso di stringere i tempi quando hanno capito che gli eventi stavano precipitando.
E adesso, dopo tante liti e tante beghe, cala il sipario.
Anzi, il sudario.

Appendice: le dichiarazioni

Ovvio che il Chiampa e madamin Appendino si preoccupino.
Per domani è convocata una riunione d'urgenza alla quale parteciperanno anche gli assessori e, presumo, l'irrinunciabile Giordana.
Intanto i due malcapitati si fanno sentire con una genericissima dichiarazione congiunta che non vale nulla ma vi riporto per scrupolo di cronista: "Attendiamo di conoscere i dettagli dell'inchiesta in corso auspicando che la magistratura, nei confronti della quale ribadiamo la nostra piena fiducia, faccia chiarezza nel più breve tempo possibile. La notizia odierna non fa che rafforzare l'esigenza di un totale rinnovamento della governance del Salone, senza però mettere in discussione le ragioni culturali e storiche che hanno decretato il successo di pubblico ed economico delle 30 edizioni che si sono succedute. Il nostro principale obiettivo resta quello di garantire lo svolgimento della prossima edizione del Salone, attraverso il pieno supporto di tutti gli attori istituzionali, economici e imprenditoriali coinvolti".

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