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MITO E I MITOMANI: LA STUPIDA FINE DI UNA STUPIDA IDEA

Dal sito di MiTo. Era il 28 settembre 2007, conferenza di chiusura della prima edizione: al Regio c'erano proprio tutti...

C'era Sgarbi esaltato, perché ci ha perculato...
Tra le tante conseguenze della mia ostinata villeggiatura ho messo anche in conto - senza troppo soffrirne - la rinuncia alle serata inaugurale MiTo: quella di Torino, intendo, il 6 settembre. A Milano partono il giorno prima, il 5, e già questo basterebbe a spiegare tutto.

Ma fatemi andare con ordine

C'era Fiorenzo il gran saggio, che portava il messaggio...
Poiché attorno al 6 settembre avrò ben altri e più piacevoli pensieri, approfitto del bel pomeriggio scioperato di mezzo agosto per lasciare sul blog un paio di appunti riguardanti la triste decadenza di quello che fu Settembre Musica e che oggi - fatto fuori Traffic - è senza dubbio il festival meno amato dagli amministratori torinesi, candidato allo spiacevole ruolo di vittima del prossimo regolamento di conti (in tutti i sensi).

Primo appunto: di quei famosi sponsor, che ne è poi stato?

C'era Enzo in tralìce, con lo sguardo infelice...
Primo appunto: si ricordi, per la storia, che dal già ridotto budget di MiTo 2015 sono stati defalcati in extremis 200 mila euro per finanziare la creatura prediletta TOdays, per la quale - ma guarda un po' - non  si sono trovati sponsor privati. L'assessore Braccialarghe, benedicendo l'operazione, s'è detto convinto che la Fondazione Cultura saprà ben reperire la stessa cifra in sponsorizzazioni per MiTo. Il ragionamento è talmente stravagante da non meritare di essere demolito in una così bella giornata estiva. Ma appena rientro sarà mia cura informarmi se poi davvero la Fondazione Cultura ha trovato - o almeno cercato - quei duecentomila talleri per MiTo.

Secondo appunto: eutanasia di un festival

E poi, come sempre a Torino, c'era pure Joe Condor. Lui non manca mai
La sfortunata partnership fra Torino e Milano, che ha trasfromato il nostro Settembre Musica nel (soprattutto loro) MiTo non ha dato gli esiti sperati. Sperati, beninteso, dai soliti gradassoni della politica: i comuni mortali con un comune QI avevano capito fin da quel lontano 2007 che trattavasi di minchiata autolesionista (ovviamente autolesionista per Torino).
Così Braccialarghe ha annunciato di voler "ripensare la convenzione con Milano". Vasto, ambizioso e lodevole intento. A meno che, ripensa tu che ripenso anch'io, alcuni begli spiriti che albergano in assessorato non finiscano col ripensare non tanto la convenzione di MiTo, quanto Settembre Musica tout court. E allorquando lorsignori ripensano le cose che non amano, va a finire che le chiudono. C'est plus facile. E tu chiamala, se vuoi, eutanasia.

Terzo appunto: cronaca di una morte annunciata. E stupida

A tale proposito, e come promemoria, riporto qui un mio articolo uscito su La Stampa lo scorso giugno, quando Braccialarghe espresse pubblicamente i propri "turbamenti" in merito a MiTo.


Nel 2007, quando Torino accettò di “spartire” con Milano la allora già trentennale esperienza e reputazione di Settembre Musica per creare Mi.To, chi criticò quella scelta fu liquidato come il solito torinese rancoroso contro Milano “che ci porta via tutto”.

Lì stava l’equivoco. Non è vero che “Milano ci porta via tutto”. Siamo noi torinesi che non sappiamo tenerci ciò che abbiamo. Né valorizzarlo. Per scarsa autostima; o forse per banale provincialismo. La parabola di Mi.To è esemplare. In questi anni a Torino il festival ha stentato, stretto fra la riduzione dei contributi pubblici e la penuria di sponsor. Milano gli sponsor li ha, e ha più attenzione dai media. Spesso sui giornali non torinesi Mi.To viene citato come “festival milanese”: come se Torino fosse tutt’al più una succursale. Così le folle di turisti melomani sono rimaste una pia illusione. Mi.To a Torino resta un festival per soli torinesi.

Il fatto è che in otto anni tutto è cambiato. Quando Milano entrò in partita, era culturalmente in declino; Torino usciva invece dalle Olimpiadi, e si credeva forte. Poi Milano ha ritrovato coraggio e forza ideativa, mentre Torino in crisi vacillava, e cambiava le sue politiche culturali. Oggi l’amministrazione Fassino ha altro per la testa: il Comune ha stretto i cordoni della borsa, mentre sono nate nuove manifestazioni, più “popolari”, come il Jazz Festival e il Festival di Musica Classica, che assorbono risorse e sponsor. A discapito di Mi.To.

E’ quindi stravagante che l’assessore Braccialarghe scopra solo oggi che l’accordo con Milano, prossimo alla scadenza, non ha dato gli esiti sperati. Ripeto, era prevedibile, e la colpa è soltanto nostra.

Non mi stupisce invece che l’assessore pretenda dal festival risultati “coerenti con l’investimento economico”. Può essere un buon punto di partenza per liberarsi di una creatura ormai malvoluta. Meglio elargire al popolo una bella “Carmen” in piazza, con gli amplificatori da concerto rock: è più glamour.

Quarto appunto: non sono veggente io, sono pirla loro

E per la serie "io l'avevo detto", vi pubblico anche un articolo uscito su TorinoSette dell'8 giugno 2007 in cui commentavo malevolmente la nascita di MiTo. L'articolo, manco a dirlo, suscitò la riprovazione dei tromboni dell'assessorato (all'epoca retto da Fiorenzo Alfieri), tutti convinti che .- siccome l'avevano inventata loro - la convenzione con i milanesi fosse la massima figata della storia universale.
L'articolo si intitolava "Shopping alla milanese" e diceva l'esatto contrario delle baggianate che al tempo venivano spacciate, da autorità e gazzettieri, come indiscutibili verità. Baggianate che ripeteva pure il Chiampa, dimentico del suo aureo "esageruma nen" e titolare della seguente spacconata a mezzo stampa: "Noi abbiamo la possibilità di sviluppare appieno le potenzialità del nostro Festival soprattutto sul piano della visibilità: l´unione di Torino e Milano fa sì che si raddoppino le risorse da investire e che si attui un programma artistico tale da realizzare il più importante festival nazionale. Sostenuta da una campagna promozionale adeguata, l´iniziativa avrà effetti molto significativi anche a livello internazionale". Oh sì, s'è visto.
Ma bando alle freddure. Eccovi l'articolo mio dell'8 giugno 2007. 

Ora che cominciano a circolare i primi materiali - programmi, siti - su MiTo, ovvero Settembre Musica allargato a Milano, appare chiaro ancora una volta chi ci ha guadagnato, e chi ci ha rimesso, tra Torino e Milano. Stimiamo troppo l’intelligenza dei lettori per scriverlo. 
D’altronde bisogna capirli, i milanesi: avendo affidato per anni l’assessorato alla Cultura a simpatici caratteristi come il topone Daverio e lo sbarazzino Sgarbi, era inevitabile che prima o poi si ritrovassero, in quel trascurato settore, a livelli da Disneyland. E poiché non si rassegnano ad essere secondi a nessuno in nulla, specie quando sono ultimi, hanno rispolverato l’antica abitudine di fare shopping a Torino. Senza perdere i loro atavici vizi. Intanto, la straordinaria attitudine a farsi belli con le piume altrui. Sono incredibili: roba che, se a una festa gli presenti un tuo amico, dopo mezz’ora te lo ripresentano spiegandoti che è un loro fraterno sodale da anni.
E poi, il sovrano disprezzo per ciò che non comperano, e pure per i negozianti dove fanno acquisti (acquisti per modo di dire: di pagare, non si parla mai): prova ne sia che, mentre si pavoneggiava con il «suo» MiTo, e tentava di portarsi a casa pure la Fiera del Libro, Sgarbi non ha smesso per un istante di insolentire a mezzo stampa vari esponenti torinesi dell’arte contemporanea: forse perché, essendo convinto di poter fare da solo almeno in quel settore, il Critico col Ciuffo prova repulsione verso chiunque ci si applichi a una distanza inferiore alle tremila miglia da piazza del Duomo.
Ma la faccenda più straordinaria è il concetto che sotto la Madonnina hanno della «collaborazione» fra le due città, così sintetizzabile: il vostro è anche nostro, e il nostro ce lo teniamo. Avete più sentito Lady Moratti banfare su qualche progetto comune in vista dell’Expo 2015, che Prodi le ha regalato scippandola a Torino? Figurarsi: sono troppo bravi, loro, per perdere tempo con i bogianen...


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