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PANTOMIMA IN SALA ROSSA, E IL MAO FINISCE IN PROCURA

Sopra. Torino, 15 giugno 2015, Chiara Appendino accusa l'assessore Braccialarghe (foto Gabo). Sotto. Roma, 8 novembre 63 a.C. Cicerone accusa Catilina (dipinto di Cesare Maccari). La storia si ripete: ma la prima volta è tragedia, la seconda farsa

Sono triste.
Di una tristezza infinita.
Avevo quasi deciso di smetterla con il blog. Parole al vento, in una città senza più rispetto di se stessa.
Poi, leggo che stamattina in Consilio comunale si discute l'ennesima interpellanza dei Cinquestelle sull'imbarazzante vicenda del Mao. E in un inconsulto sussulto di fiducia nelle istituzioni democratiche, decido di abbandonare il mio ritiro agreste e torno a Torino, per assistere a quello che mi illudo sia un momento di verità.

Cosa succede al Mao: un riassunto per principianti

L'assessore Maurizio Braccialarghe è chiamato a rispondere a due domande che sarebbero cruciali in qualsiasi paese civile: se il bando pubblico che ha portato alla nomina del nuovo direttore del Mao, Marco Biscione, sia stato disatteso; e se lui, Braccialarghe, abbia mentito rispondendo in Consiglio sulla questione.
Non starò a riassumervi l'intera storia: la meravigliosa invenzione dei link mi esenta da un'incombenza che sarebbe per me troppo penosa. Leggetevi quindi, se davvero interessati, i post che vi elenco in ordine cronologico:
IL MONDO E' PICCOLO: CAMPIONE E BISCIONE SI RITROVANO AL MAO (18/2/15)
CAMPIONE E BISCIONE: UN'INTERPELLANZA SUL MAO (27/2/15)
BENVENUTO BISCIONE, LE RIVELO UN SEGRETO SUI TORINESI (3/4/15)
ROBE DA CHINATOWN: SUL MAO ACCUSE GRAVISSIME DEI CINQUESTELLE (13/5/15)
IL MAO FA 50 MILA E ASPRONI DIFENDE LA SCELTA DI BISCIONE (29/5/15)
MAO, IL DILEMMA DEMOCRATICO: BANDO O CARTA DA CESSO? (4/6/15)
Insomma, ce n'è abbastanza per una crisi di giunta.
E vi confesso che nella mia ingenuità stamattina, entrando in Sala Rossa, mi aspettavo di assistere a un momento alto di dibattito.
Povero illuso.

Un'aula deserta, un assessore solo

L'aula è semideserta. E dico "semi" per rispetto verso i quattro gatti di consiglieri che ci onorano della loro presenza. Distratta, peraltro. Machissenefrega del Mao. Manco sanno cos'è, il Mao.
Braccialarghe è solo, al banco della giunta. Risponde all'interpellanza confermando la linea tenuta fin dall'inizio della tenebrosa avventura. Ribadisce che il bando è stato regolare e pienamente rispettato; che non c'era nessuna graduatoria; e che il Consiglio direttivo della Fondazione Musei, in una seduta a cui lui Braccialarghe era presente di persona personalmente il 13 febbraio scorso, ha scelto il candidato che considerava migliore ("era evidente che Biscione era il migliore"), indipendentemente dalle indicazioni della commissione selezionatrice (non vincolanti, assicura: "Il bando consentiva al Consiglio direttivo di esercitare le sue prerogative"). In particolare Braccia nega che la commissione selezionatrice abbia elencato secondo una graduatoria di merito i quattro candidati "finalisti" (su 18 che avevano inviato il curriculum).
Voi che avete letto nei link il bando e la relazione della commissione selezionatrice probabilmente trasecolerete.

Cinquestelle sull'orlo di una crisi di sconforto

Trasecola pure la consigliera cinquestelle Chiara Appendino, solitaria sui banchi dell'opposizione, che replica con la voce rotta. Ho l'impressione che stia per scoppiare in lacrime, e la capisco. "Non è che una bugia raccontata tre o quattro volte diventa verità", dice. E ripete, Appendino, ciò che è stato detto mille volte: il bando richiedeva per il direttore del Mao precise caratteristiche. Caratteristiche, oggi è cosa nota, che la commissione aveva ravvisato in un altro candidato: Marco Guglielminotti Trivel.

Ma il candidato interno non piaceva

Guglielminotti è una risorsa interna del Mao: conservatore per l'Asia orientale, ha curato lo scorso inverno la mostra "Cavalli celesti". Insomma, non un cretino. E infatti  non a caso è indicato dalla commissione selezionatrice al primo posto in quella che Braccialarghe ha insistito a definire "una short list" ma che a noi comuni mortali sembra tanto una classifica. Vi riporto il testo: "1) Marco Guglielminotti Trivel presenta un ottimo curriculum che risponde pienamente al profilo tracciato nel bando. Studioso di solida formazione orientalistica e comprovata capacità di ideazione e gestione di mostre, ha presentato un interessante progetto di sviluppo del Mao negli anni futuri. Bibliografia pertinente".
In quella classifica (o "short list") di quattro, Biscione era ultimo pari merito (o pari demerito) con un altro candidato.
Però, a quanto sento dire, Guglielminotti Trivel non era considerato "abbastanza manager" secondo i parametri della smania di managerialità che ormai pervade la Fondazione Torino Musei,. Alcuni addetti ai lavori sostengono che l'intera penosa pantomima del bando "interpretato" a soggetto sarebbe nata al solo scopo di sbarrargli la strada verso la direzione. Secondo questa versione, quindi, non si trattava di favorire Biscione, bensì di azzoppare Guglielminotti. Boh, io ve la riferisco per dovere di cronaca.

Scene dolorose: la via crucis di Braccialarghe

Sia come sia. Braccialarghe sostiene con evidente fatica la sua parte in commedia, e l'Appendino va fuori dalla grazia di dio. La sua replica è un'invettiva indignata ("chi siete voi per stravolgere un bando pubblico?") e dolente ("io speravo, le assicuro che speravo, che lei non fosse presente a quel Consiglio direttivo").
La scena è triste: nell'aula deserta, da una parte l'Appendino e all'estremità opposta Braccialarghe che sembra non ascoltare più. Mi ricorda (toute proportion gardée) il celebre dipinto di Cicerone che accusa Catilina in Senato, con la differenza che lì i senatori ci sono. E sono senatori romani, non miracolati della politica un tanto al chilo.
La tragedia in sedicesimo si conclude nel giro di pochi minuti. Braccialarghe non risponde all'invettiva appendiniana. Il presidente Porcino chiama per un'altra interpellanza. Avanti coi carri, tutto va bene signora la marchesa. E comunque, #facciamofintadiniente
Esco dalla Sala Rossa, con il cuore gonfio d'amarezza.

Mozione di sfiducia e esposto in Procura

Esce anche l'Appendino. Trattiene a stento le lacrime di rabbia e mi dice che a questo punto presenterà una mozione di sfiducia a Braccialarghe e presenterà un esposto in Procura. Che altro può fare?
La situazione sarebbe surreale dovunque nel mondo, tranne che nel paese dove un Parlamento eletto dal popolo ha votato a schiacciante maggioranza che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak.

Ma chi glielo fa fare?

Me ne vado a casa. Per strada vedo Braccialarghe seduto nel dehors di un caffé. Lo saluto e tiro dritto. Ma fatti pochi passi, non mi trattengo. Io Braccialarghe lo stimo, lo considero una degna persona.
Così torno indietro, mi avvicino al suo tavolino nel dehors del caffé, e gli dico, con un sorriso mesto: "Non è stata una cosa bella, quella di stamattina". Lui mi guarda, senza espressione, e scandisce: "Ho detto quel che dovevo dire".
E sottolineo "dovevo".
Una domanda mi urla dentro. "Ma chi te lo fa fare?", vorrei chiedergli. Però mi manca il cuore. Saluto, e riprendo il mio cammino.

Commenti

  1. E no, proprio no.
    Vada avanti l'Appendino. Le sue lacrime di rabbia sono la nostra rabbia, di tutti quelli che ancora ci credono..e sperano. vada avanti la magistratura allora, quella che sembra sempre più fare quello che dovrebbe fare e di cui si dovrebbe occupare la politica (dov'è in questa storia il Ministro?) il posto della politica, ma non certo della politica connivente, della politica che fa finta di non vedere, che "deve" rispondere a più "alti" (sarebbe meglio dire bassi) interessi. Vada avanti l'Appendino. Il Mao sarà piccola cosa, faccenda di provincia ma è dalle piccole cose che si va avanti. Bene, bravi tutti, grazie.

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  2. Quoto il post e il commento prima del mio.
    Se penso alla fiducia assoluta che i miei avevano nel CSX... 30 anni di fabbrica con la convinzione assoluta che questi avrebbero migliorato le cose. Questi...

    Però mi permetto di fare solo una critica: Fassino va tirato in mezzo dai giornali.
    Repubblica e Stampa hanno il dovere di andare dal sindaco e chiedergli cosa ne pensa di momenti simili in Consiglio.
    Non dice una parola sui deliri urbanistici di Lorusso sulla M2, non una parola sul MAO, niente sulla biblioteca della GAM.
    Ma scherziamo? MA CHE RAZZA DI GENTE CI GOVERNA? Qui si parla di elementare decenza.

    RispondiElimina
  3. Io penso che sia tutto inutile. Che vinceranno loro, perché regna l'indifferenza e l'apatia. Perché, appunto, del Mao chissenefrega... E loro non rispondono, perché tanto prima o poi queste polemiche si smorzeranno e anche i più combattivi saranno presi dalla stanchezza. Ero stata a sentire il convegno sulle biblioteche alla Cavallerizza. Credevo di trovarci una marea di studenti e docenti ecc. ecc. Invece erano quattro gatti. Comunque complimenti all'Appendino, merita l'onore delle armi.
    Silvia C.

    RispondiElimina

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