Passa ai contenuti principali

PERCHE' COLLISIONI VINCE: UN'AMENA LETTURA PER ASSESSORI

Verso Collisioni: Neil Young chiude stasera il festival, lo show è sold out
ATTENZIONE: QUESTO E' UN POST MOLTO LUNGO, E PROBABILMENTE NOIOSO PER I NON ADDETTI AI LAVORI. POTETE ANCHE NON LEGGERLO. SPERO SOLO CHE LO LEGGANO I MIEI CARI AMICI SERGIO CHIAMPARINO, PIERO FASSINO, ANTONELLA PARIGI E MAURIZIO BRACCIALARGHE, E CI RIFLETTANO SU UN ATTIMO, SENZA PENSARE COME AL SOLITO CHE GABO E' UN INSOPPORTABILE ROMPICOGLIONI.


Ieri, all'ora di pranzo, ai tavoli del ristorante delle cantine Marchesi di Barolo sedevano un premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo; un celebre e amato cantautore, Francesco De Gregori; e un altrettanto celebre e amato artista figurativo, Milo Manara. In quello stesso momento, sui vari palchi nelle piazzette di Barolo, stavano parlando Rita Pavone e Carlo Lucarelli, Herta Muller e Gad Lerner. Il paese era invaso da una folla di ogni età - ma davvero: ragazzi, famiglie, bambini, anziani - arrivata da tutta Italia e dall'estero, per ascoltare e per essere parte di un evento straordinario: il festival Collisioni.
Informale: Taricco sul palco non ha dress code
Alle otto di sera - quando sono riemerso dal padiglione Blu dopo aver presentato con De Gregori e il mio sodale Steve Della Casa il libro "Guarda che non sono io", e dopo aver ricordato con Jeffery Deaver il nostro rimpianto amico Giorgio Faletti - per le vie di Barolo ci si muoveva a stento. Eppure, dal fondovalle - dove ci sono gli immensi parcheggi "inventati" nei campi che costeggiano la provinciale - continuavano a salire fiumi di persone, per assistere al recital di Dario Fo e quindi al concerto di Caparezza; per non dire del notturno show di Suzanne Vega, piazzato con langarolo understatement a mezzanotte. Certo, i problemi non mancano, e sono problemi di crescita: quest'anno a Barolo il pubblico è raddoppiato ancora, e temo che siamo vicini alla saturazione. Il paese è ormai troppo piccolo per contenere tutta la gente che vuole esserci; ma un'altra location snaturerebbe la filosofia stessa del festival. E, by the way, ieri s'è anche sperimentato il disagio dei parcheggi country sotto il temporale.
Questi sono però pensieri che occuperanno la mente degli organizzatori soltanto da domani. Oggi, quarto e ultimo giorno di festival, Collisioni celebra il suo trionfo con il concerto di Neil Young: un evento di portata europea che nessun'altra rassegna italiana quest'estate ha potuto eguagliare. Ma niente di straordinario per un tipo come Filippo Taricco, il motore di Collisioni, incarnazione del detto "L'innocente non sapeva che l'impresa era impossibile, sicché la compì": un paio d'anni fa, per dire, l'innocente Taricco si mise in testa di portare in quest'angolo di Langa il maestro Bob Dylan, e altro non fece che mandargli una mail con la proposta. Bob Dylan rispose.
Collisioni è la dimostrazione che le idee valgono più dei soldi. In cinque brevi anni è accaduto un miracolo: una piccola "festa di paese" nata quasi per caso a Novello, una sorta di gioco inventato da un gruppo di ragazzi del posto, s'è trasformata in un "caso", un modello inedito e straordinario che dovrebbe insegnare molto a chi si occupa di eventi culturali.
Folla ovunque: la vista dal palco di De Gregori
Quando dico che "le idee valgono più dei soldi" non dovete pensare che Collisioni si faccia con quattro spiccioli: tutt'altro. Il budget di quest'anno è di un milione e ottocentomila euro. Vi sembrano tanti? Proprio no. E' la cifra standard necessaria per fare un festival serio, a livello europeo: un festival che porti, tutti insieme, decine e decine di grandi nomi della musica e della letteratura nazionale e internazionale, che offra servizi magari spartani ma efficienti, e che motivi sul serio un pubblico vasto a muoversi. Non un pubblico "domestico", voglio dire. Vi faccio un esempio: in questi giorni, a Torino, c'è il festival Mozart. Costa circa ottocentomila euro, e porta in piazza ventimila persone. Un successo? Sì, a livello cittadino. Ma ventimila persone per un concerto mozartiano gratuito in una città che, con i sobborghi, supera il milione di abitanti sono, onestamente, un risultato dovuto. Una di queste sere voglio andare a intervistare gli spettatori del festival Mozart per capire quanti arrivano apposta dall'Olanda. A Collisioni ne ho trovati parecchi. Anche dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Germania, se è solo per questo. Per non dire degli italiani: ieri a Barolo ho scovato persino un paio di rarissimi lucani.
Quindi, punto primo: se vuoi fare un festival visibile fuori della cinta daziaria, devi spendere un milione e ottocentomila euro. Con la metà non fai nulla: né una piccola e graziosa manifestazione per il pubblico locale (bastano molti meno danari), né un evento di richiamo internazionale. Soldi buttati.
Va da sé che nessun ente locale oggi può permettersi di investire un milione e ottocentomila euro in un singolo festival. Tanto meno il Comune di Barolo, che infatti a Collisioni dà un grande sostegno, ma neppure un euro. L'unico contributo pubblico a Collisioni arriva dalla Regione: l'anno scorso, 60 mila euro. Ripeto: sessantamila. Noccioline. Che per di più arrivano a babbo morto, con i soliti epocali ritardi dei contributi pubblici che ingrassano solo le banche, le quali anticipano agli organizzatori il contante, lucrando gli interessi finché l'ente pubblico non si degna di sganciare.
Guccini e Carlin Petrini: a Collisioni c'erano anche loro
Quindi, Collisioni vive in pratica senza fondi pubblici. Chi paga? Intanto, com'è giusto, il pubblico. Collisioni ha registrato il tutto esaurito senza ricorrere all'escamotage del gratuito (garanzia di presenze oceaniche per assessori vogliosi di vincere facile), e con un biglietto a costi popolari: per l'intero festival, dai Deep Purple a Neil Young, c'erano abbonamenti a 69 euro, e se aveste comprato con adeguato anticipo il biglietto - ad esempio - per l'intera giornata sabato, compreso il concerto di Elisa, avreste speso una decina di euro. Vi sfido a trovare qualcosa di più conveniente.
Ma la vera forza di Collisioni sono gli sponsor. Sponsor veri, non la solita fondazione bancaria o la solita partecipata comunale che deve per forza dare i soldi, e darli dove aggrada al sindaco. E neppure sponsor imbarazzanti. Semplicemente, sponsor motivati e coinvolti: aziende del territorio, che hanno capito il vantaggio economico e d'immagine che Collisioni porta non solo a Barolo, ma all'intero Patrimonio Unesco di Langhe e Monferrato, e che si sono schierati anima e corpo con il festival. Andate a leggervi l'elenco degli sponsor di Collisioni: ci sono tutti i grandi nomi del vino, dell'agroalimentare, del loisir di Langhe e Monferrato; e non solo. Per questo ho cominciato il post raccontandovi chi c'era ieri a pranzo dai Marchesi di Barolo. Per Collisioni è un valore economico assoluto l'ospitalità a carico degli sponsor; per gli sponsor è un valore assoluto avere ospiti di fama che diventano automaticamente testimonial preziosi; e infine per gli ospiti è un valore assoluto godere dei vini eccelsi, della gastronomia stupenda, dei paesaggi e della joie de vivre di queste terre. Considerate che molti dei grandi nomi di Collisioni (non parlo ovviamente dei protagonisti del megaconcerti serali) partecipano gratis al festival, accontentandosi di ospitalità e rimborso delle spese di viaggio: certo, è loro interesse presentare il nuovo libro, o il nuovo disco, davanti a una simile folla; ma è pure loro piacere trascorrere un paio di giorni in posti così, trattati regalmente. Tra i tanti inviti che ricevono, è ovvio che una situazione come Collisioni parte avvantaggiata.
L'altra forza di Collisioni è il volontariato: 400 ragazzi da tutta Italia, che vengono per vivere un'esperienza unica. Ma anche gente del posto, conscia di lavorare per il bene proprio, e del proprio territorio. Come gli sponsor, insomma. Le due cose combaciano, al punto che a me è capitato un paio d'anni fa di vedermi servire un pregiato Blangé di Ceretto da Federico Ceretto in persona, nell'occasione non sponsor, ma volontario. Un po' che se l'amministratore delegato di Iren (noto sponsor del festival Mozart) andasse a spillare le birre in piazza San Carlo durante i concerti. E devo aggiungere che la macchina del festival funziona bene: mi ha compito, ieri mattina, ritrovare dopo l'invasione di sabato un paese lustro come il salotto di una casalinga maniaca, senza una cartaccia o una bottiglia di plastica in giro. Sono particolari non trascurabili.
Parigi, Serracchiani e il Chiampa: Collisioni stupisce la politica
Ieri ho fatto due chiacchiere con Taricco. Gli ho domandato quale appoggio vorrebbe dallo Stato e dagli enti pubblici per continuare la favola. Soldi? Mi ha risposto che gli basterebbe qualche facilitazione fiscale: sul fronte dell'Iva, per esempio. O un tax credit che invogli ulteriormente gli sponsor. Sapete perché Taricco non chiede soldi, pochi maledetti e subito? Perché sa che il suo "prodotto" vale. E' attrattivo per il pubblico e per gli sponsor. Genera valore aggiunto. Ma qualche facilitazione gli consentirebbe di fare meglio, e di dare una mano ai volontari che oggi non prendono un centesimo, neppure per la benzina. Sabato pomeriggio a Collisioni sono arrivati anche Chiamparino e il suo assessore alla Cultura Antonella Parigi, con il presidente del Friuli Debora Serracchiani. La Parigi ha ribadito il suo punto di vista sul sostegno pubblico alla cultura. Sostenere le eccellenze, e far crescere le idee innovative. Ha anche precisato, a scanso di equivoci, che "non possiamo salvare tutti, e dovremo scegliere". Immagino i pianti greci dei non "scelti". Ma Collisioni, guarda caso, non è stata "scelta" da nessuno. Ha fatto da sé, e ha fatto per tre. Quanto al discorso delle "eccellenze", sarebbe ora che capissimo tutti che il mondo è cambiato: non ripetiamo l'errore dell'Italia dei Comuni che non seppe diventare Stato nazionale, e divenne così colonia e campo di battaglia delle nazioni europee che Stato erano diventate. Oggi anche per turismo e cultura si gioca una partita globale: il potenziale visitatore americano o cinese neppure  distingue fra Torino, Alba, Barolo o Candelo. L'entità minima concepibile per un tour operator internazionale è il Piemonte. Che il più grande festival italiano di musica e letteratura si tenga a Torino o a Barolo per un turista in arrivo da Tokyo non conta di più che se si tenesse a Madonna di Campagna o al Valentino. Anzi, se è a Barolo è meglio, perché Barolo è un brand di richiamo planetario. Quindi, individuiamo le manifestazioni davvero in grado di giocare da protagoniste sullo scacchiere della cultura e dell'entertainment mondiali, e su queste investiamo, evitando di inventarci ad ogni sbalzo d'umore assessorile rassegne nuove piene d'ambizioni e povere di prospettive. E' invece giusto e doveroso incoraggiare le novità che davvero un domani potrebbero diventare grandi, aiutandole a crescere. Vorrei ricordare a chi pretende di inventare dal nulla, in quattro e quattr'otto, "eccellenze" di giornata, che (per farvi un altro esempio, non sempre Collisioni) anche quando nacque Cinema Giovani nessuno disse "abbiamo creato uno dei più importanti festival cinematografici d'Italia": era una cosetta piccina picciò, e solo il tempo, l'impegno, l'intelligenza - e aiuti pubblici proporzionati, senza follie - lo fecero crescere. Ripeto: i soldi non bastano, quando mancano i cervelli. Collisioni è qui a confermarlo. Però bisogna avere le antenne dritte e gli occhi bene aperti per vedere e capire. L'altro giorno a Barolo è arrivato un alto papavero del Ministero dei Beni culturali, e non si capacitava di ciò che gli accadeva attorno, e continuava a ripetere "ma com'è che noi non ne sapevamo niente?". Eh, cari miei: i ministeri sono come i mariti becchi. Sempre gli ultimi a sapere.


Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la