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SALONE DEL LIBRO: MOISIO FOR PRESIDENT


Ferrero
Picchioni
Secondo me, Moisio è in vantaggio. Voglio dire: se potessi scommettere una cifra - non ingente, per carità! - scommetterei che Roberto Moisio, per anni responsabile della cumunicazione della Regione, sarà il successore di Rolando Picchioni alla presidenza del Salone del Libro.
Se chiedete in giro, ve lo danno alla pari con Gianni Oliva, da sempre candidato in pectore alla carica. Ma a Gianni Oliva in questo periodo non dice bene: il caso sembra divertirsi a giocargli contro. E già: assessore alla Cultura con Bresso, alle scorse Regionali Oliva era stato punito dalle urne. Primo dei non eletti. Era tornato al suo mestiere di preside. Poi, un anno fa, proprio in quanto primo dei non eletti è rientrato in Consiglio al posto di Stefano Lepri, che è finito in Senato. Purtroppo per lo sfortunato Oliva la legislatura s'è bruscamente interrotta. E' durata giusto il tempo per rovinargli le ambizioni sul Salone. Mi dicono infatti che per legge gli ex delle assemblee elettive locali non possono assumere cariche nelle Fondazioni prima che siano trascorsi due anni dalla fine del mandato. Quindi, fino al 2016 non se ne parla. Bella fregatura. A Oliva resta però una speranza. Come vi ho raccontato, Picchioni ha proposto di restare ancora un anno in carica, a fare da "tutor" al suo successore, nominato nell'attesa vicepresidente. Un'idea sensata, che consentirebbe un passaggio di consegne non affannoso: a Chiamparino è subito piaciuta, ma anche Fassino, che in questi giorni ha visto di frequente Picchioni, pare che si stia convincendo. E dunque, già entro giugno potrebbe partire il ticket Picchioni presidente e Moisio vice, con scadenza a un anno e successiva presa di potere di Moisio.
 A questo punto, però, Oliva spera che il mandato di Picchioni venga prolungato non di un anno, bensì di due. Il tempo necessario per rimetterlo in gioco. A me però sembra un piano un po' irrealistico. E' vero peraltro che spesso i piani più irrealistici riescono proprio in quanto irrealistici.
Roberto Moisio
Gianni Oliva
Moisio, dal canto suo, ha un handicap: per ciò che contano ormai certe etichette, è in quota centrosinistra, come Picchioni. Nominarlo subito vice di Rolando, in attesa di assumere la presidenza fra un anno, violerebbe la regola non scritta di fair play che destina la vicepresidenza del Salone alla minoranza. E oltretutto il voto del 25 maggio è tutt'altro che scontato: secondo i sondaggi dovrebbe vincere Chiamparino, ma il secondo partito sarà quasi certamente il Movimento 5 Stelle. Di sicuro nessuna decisione sui vertici del Salone verrà presa prima del voto. Ci mancherebbe. Il problema però è minimo: Moisio potrebbe andare direttamente alla presidenza. Tanto Picchioni non sarà certo messo alla porta, considerato l'eccellente lavoro svolto in tanti anni. Resterebbe comunque come presidente onorario, o con qualche simile carica ad hoc che gli consentirà di non far mancare al successore il contributo della sua esperienza.
Due indizi mi inducono a pensare che Moisio è favorito. Il primo è la sua buona nomèa: è un mediatore, discreto e di buon carattere, in Regione ha lasciato un ricordo positivo, e in giro di lui sento soltanto dire un gran bene. Vi assicuro che in questa città non è frequente. Per esempio, Oliva ha avuto e ha i suoi critici affezionati.
Il secondo indizio a favore di Moisio è il suo libro "Un romanzo di carta", uscito da Marsilio proprio in questi giorni, in cui racconta la storia del Salone. La cosa in sé mi aveva incuriosito. Chissà perché gli è venuto in mente di scriverlo, mi ero domandato. Ecco, adesso comincio a intuirlo. Allora sono andato a leggermi la biografia nell'aletta: "Roberto Moisio, sangue misto, figlio di padre piemontese e madre ciociara. Cresce in una famiglia che per un quarto è valdese, per metà cattolica e per la restante parte accoglie innesti ebrei, buddisti, testimoni di Geova, millenaristi. Diventa giornalista per capire. Docente di Comunicazione Pubblica all'Università di Torino. Curioso e dubbioso. Secondo gli insegnamenti di Norberto Bobbio". Fateci caso: sembra l'identikit di un presidente del Salone del Libro.
Bajani e Parigi: un ticket non probabile, ma possibile
Oltre a Moisio e Oliva, non si vedono altri candidati forti. Si sta dando un gran daffare Gian Arturo Ferrari: non è un segreto che da sempre aspira al timone di Librolandia. Ma l'ex gran mogol della Mondadori gode di molte antipatie nel mondo degli editori, e ciò non sarebbe certo un vantaggio per il Salone. Un'outsider credibilissima potrebbe essere invece la direttrice del Circolo dei Lettori, Antonella Parigi, il cui mandato in via Bogino è però stato rinnovato appena da un anno: il suo spostamento al Salone darebbe il via a un nuovo domino di poltrone. In quota centrodestra, e dunque con poche speranze a meno di sorprese dalle urne, c'è poi l'attuale presidente del Circolo dei Lettori, Luca Beatrice. Il suo nome, però, dopo le elezioni potrebbe tornare utile per altre poltrone.
Giuseppe Culicchia per il Salone 2014 ha curato "Officina"
Più incerta, invece, è la scelta del nuovo direttore del Salone. Anche l'ottimo Ernesto Ferrero è in scadenza, e benché lui si sia detto disponibile a proseguire, quasi certamente si punterà su un ricambio generazionale. Almeno nel 2015, se passerà la proroga di un anno del ticket Picchioni-Ferrero. Il successore più accreditato per la direzione è lo scrittore Andrea Bajani, che già collabora con il Salone da un paio d'anni, curando progetti per i giovani di Bookstock. Ma un altro nome forte sta girando con insistenza: è quello di Giuseppe Culicchia. L'autore di "Tutti giù per terra" aveva già lavorato con il Salone, poi il rapporto si era interrotto. Dopo un periodo di freddo con Picchioni, però, adesso Culicchia è tornato alla grande: quest'anno si è occupato di "Officina", una delle novità più apprezzate del Salone che si chiude oggi.

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