Passa ai contenuti principali

TORINO VISTA DA VLADIVOSTOCK: PROGETTI DI DEPORTAZIONE

Io mi domando se chi amministra Torino abiti in città, o se abbia la residenza a Vladivostock. A occhio, considerando le genialate che sfornano ormai quotidianamente, propendo per la seconda ipotesi. Ieri, sfogliando i giornali, ho scoperto i "sogni di Lorusso". Mi hanno talmente illuminato, quei sogni, che ho dovuto lasciar passare quasi 24 ore, e una mezza dozzina di versioni, prima di riuscire a scrivere un post legalmente pubblicabile.

Trovata 1: il Circolo dei Lettori a Torino Esposizioni

Questo Lorusso, apprendo, è assessore all'Urbanistica del Comune nonché ricercatore al Politecnico. E si è fatto venire una grande idea: creare a Torino Esposizioni una "cittadella della letteratura" (ma dove vanno a inventarsele, certe definizioni?) dove trasferire, oltre alla Biblioteca centrale di via della Cittadella, in cerca di sede più ampia, anche il Circolo dei Lettori.
In Comune hanno questa palla al piede di Torino Esposizione, di cui non sanno che fare. E divertono a inventarsi le soluzioni più bislacche. Credo che sia il passatempo favorito alla macchinetta del caffè, una volta esauriti i commenti calcistici. Ogni tanto salta su uno e fa: "Portiamoci il Circolo dei Lettori!".
E già. Il Comune vorrebbe entrare nel Circolo - che finora è sostenuto solo dalla Regione - ma non avendo il becco d'un quattrino ci vorrebbe entrare con il solito sistema del mattone al posto dei soldi. E come sempre, cerca di sbolognare qualche immobile fetecchia.
A dire il vero, sulle prime avevano pensato - beh... - di assegnare al Circolo il Borgo Medioevale, per le attività estive. Purtroppo questa è una buona idea: aiuterebbe il Circolo a fare attività anche nei mesi più caldi, senza sobbarcarsi l'affitto di una location (tipo il Cortile della Farmacia l'anno scorso) e trovando uno spazio degno in una zona che d'estate è molto frequentata. Ho scritto "purtroppo" perché, in perfetto Gianduja style, essendo una buona idea, pare sia già abortita. Mi dicono (relata refero) che si è messa di traverso Patrizia Asproni, neopresidente della Fondazione Torino Musei. La signora Asproni non vuol farsi portare via una figurina della sua collezione. Salvo poi chiudere la Rocca per un paio di mesi, onde risparmiare sul personale.
Dove preferireste stare? La sala grande del Circolo...
...E la sala grande di Torino Esposizioni


Ma se l'Asproni punta i piedi, arriva il salvifico Lorusso, con la genialata - peraltro non inedita - della deportazione del Circolo a Torino Esposizioni. Ecco perché mi domando se vivono a Vladivostock. Soltanto uno che sta a Vladivostock, infatti, può non capire che il segreto del successo del Circolo, ciò che lo rende unico e tanto amato dai torinesi, è proprio la sede. Bellissima, magica. Fai la prova, Lorusso. Presumo che tu, abitando a Vladivostock, non abbia mai messo il naso al Circolo dei Lettori. Vieni una volta a Torino, e porta un paio di amici che, come te, abitano in un'altra città. Andate in via Bogino, e lascia che i tuoi amici si perdano nell'incanto di quelle sale, che guardino i soffitti a bocca aperta, che respirino l'atmosfera di quegli ambienti. E alla fine ascolta il loro commento. Diranno - te lo garantisco io, perché lo dicono tutti - "ma solo voi a Torino avete un posto così bello".
Già, questo dicono. Il Circolo è bello, comodo, centrale. Tanti torinesi ci passano volentieri, lo considerano la loro casa, ci invitano orgogliosi gli amici "stranieri".
E tu, Lorusso, vuoi deportare tutto ciò a To-Expo. Un ambientino che mette tristezza solo a nominarlo, figurarsi a trascorrerci un pomeriggio o una serata. Ma a casa tua, Lorusso, gli ospiti dove li ricevi? In salotto o in garage?

Trovata 2: smontiamo un teatro semicentrale per farne uno in periferia

Il problema è che questi giocano a Monopoli, e manco sanno dov'è Parco della Vittoria. Un po' come quell'altro cittadino di Vladivostock che vorrebbe trasformare l'ex Lumiq di corso Lombardia in un teatro per lo Stabile, che ha bisogno come l'aria di una sala grande, da un migliaio di posti. Altra ideona, altra deportazione. Chi l'ha escogitata non va a teatro, è chiaro. Altrimenti saprebbe che i torinesi - ma credo qualsiasi persona di buon senso - non concepisce "andare a teatro" come una triste trasferta in periferia, giusto per assistere a una rappresentazione. Andare a teatro è un momento di socialità, un regalo che ci facciamo, un piacere che si compone di tanti piccoli istanti squisiti: due passi in centro, un aperitivo in un bel locale, poi lo spettacolo e magari anche la cena dopo teatro in un ristorante accogliente. Momenti di loisir che, come ben sa chi vive a Vladivostock, abbondano in corso Lombardia. La notte, poi, è pura movida. Che ci vadano loro, a teatro in corso Lombardia. Loro che evidentemente considerano il teatro una roba per tipi tristanzuoli che non vedono l'ora di rinchiudersi in falansteri persi nel nulla. E scusate, un manigoldo che li frusti all'ingresso, no?
Che poi non capisco perché si debbano spendere fior di milioni per trasformare un capannone industriale come il Lumiq in un teatro, quando giustappunto di fianco a Torino Esposizioni c'è il Nuovo, che Lo Russo vorrebbe disfare per darlo al Politecnico insieme a una bella fetta di To-Expo (mica ci voglione ficcare soltanto il Circolo dei Lettori). Ma lo mettano al Lumiq, il Politecnico. Il Teatro Nuovo, come dice il nome stesso, più che come contenitore di aule e biblioteche, ha una certa qual vocazione ad essere un teatro. Combinazione, è proprio un teatro ciò che serve allo Stabile. E pure al Regio. Ri-combinazione, a Stabile e Regio il Teatro Nuovo piace. Sono pronti a gestirlo (il sovrintendente Vergnano ha addirittura detto che per il Regio "il Teatro Nuovo è strategico"). E, terza straordinaria combinazione, c'è pure un imprenditore (nessuno dice chi, ma se non è Farinetti è uno di quel genere) pronto ad acquistare il Teatro Nuovo dal Comune, ristrutturarlo e darlo in gestione a Regio e Stabile. Al Nuovo, tra l'altro, troverebbero sfogo le piccole compagnie che sono rimaste a piedi dopo l'abbandono della Cavallerizza. Mi sembra una soluzione più sensata che disfare un teatro semicentrale per costruirne uno in periferia. Quindi, sono abbastanza convinto che in Comune abbiano già deciso di scartarla, per eccesso manifesto di logicità. Gli rovinerebbe la media.
Resta una sola incognita, nella trionfale marcia comunalke verso l'Illogicità Assoluta: Lo Russo, sei sicuro sicuro che la Sovrintendenza, dopo aver piantato il canaio che ha piantato alla sola prospettiva di una ruota panoramica nel parco, vi lascerebbe picconare un palcoscenico disegnato da Ettore Sottsass senza muovere un dito? Tutto è possibile, in questo paese fuori di melone. Però non lo darei per scontato al mille per mille.

Mesturino dove lo metto?

E il problema di Mesturino? Oh già, dove lo mettiamo Mesturino? Ma per favore, invece di infilarvi in un contenzioso infinito, dategli le Fonderie Limone (altro bel posticino, per una seratona fuori casa) e facciamola finita. Non credo che lo Stabile si opporrebbe allo scambio. Quanto a Mesturino, sono convinto che l'unica cosa che gli interessa davvero del Nuovo è lo spazio per il Liceo Coreutico. Sono pronto a scommettere un milione di euro contro una foto autografata di Fassino che se gli fanno balenare la possibilità di trasferirsi alle Limone - un campus bell'e pronto, con tanto di aule e foresteria, e un palco per i saggi di fine anno - Mesturino prende su baracca e burattini e gli molla il Nuovo in un nanosecondo.
Così saremmo tutti felici e contenti. Ammetto che il Teatro Nuovo non è precisamente in una zona supercentrale. Però, al confronto con le Fonderie Limone - per non parlare, iddio non voglia, di corso Lombardia - corso Massimo è Broadway. Se non altro, prima e dopo teatro uno può farsi una birretta in qualche localino di San Salvario: ok, Mulassano è un'altra storia, ma anche al Lanificio io mi trovo bene.

Amici di Vladivostock, venite a Torino

La cosa è che mi manda ai matti è che qui ormai ciascuno dà aria ai denti giusto perché la natura gli ha messo i denti in bocca. E nessuno fa un plissé. Vorrei farmi eleggere solo per togliermi il gusto di convocare conferenze stampa dove sparare le più solenni minchiate - la Terra è piatta, la Luna è di formaggio e le nutrie provocano le alluvioni - circondato dalla più totale assuefazione. Perché le minchiate provocano assuefazione, non lo sapevate?
Senti, Lo Russo. Capisco la tua buona volontà. La rispetto. Però, prima di decidere dove sbatterci a passare le serate, che ne diresti di fare un  salto a Torino, per capire come funziona? Tanto, di questa stagione a Vladivostock fa un freddo fottuto.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la